Durnwalder tira la volata a Benko

Plotone di Vip a Palazzo Menz per il «Comitato per il Sì» alla consultazione popolare (dal 29 marzo al 4 aprile) sul progetto



BOLZANO. Elmar Pardeller sta tutto il giorno dietro al suo banchetto dei würstel in via Museo e dice: «Signori, se non fossero arrivate le grandi catene lì, davanti a me, avrei già chiuso. Anzi, il giorno prima stavo per chiudere. Che voglio dire? Che se arrivano le novità le cose si muovono, se no stanno bene solo i grandi commercianti del centro...». Heinz Peter Hager sorride, perché Benko ha le sue legioni. Che ieri sono state presentate a palazzo Menz, cuore dell'idea Kaufhaus. Ma c'è anche l’ex sindaco di Laives Giovanni Polonioli: «Se fossi candidato sindaco di Bolzano - dice l'ex vicepresidente Sel ora manager Alperia- partirei dal progetto di via Perathoner per far ripartire Bolzano». Poi parla Albert Pürgstaller, ex sindaco di Bressanone e leader Arbeitnehmer: «Qualunque città accoglierebbe a braccia aperte investimenti privati come questi». E poi Oswald Zoeggeler, l'architetto che ha riscoperto la Bolzano razionalista, parla anche Maurizia Mazzotta “Italia Pura” ("noi valorizziamo le eccellenze, dunque...") e poi imprenditori come Martin Atzwanger e Rudy Favretto, l'immobiliare con Carlo Perseghin.

É il popolo, molto trasversale, e anche "pendolare" (come Pürgstaller) che sta con Benko. Non il gruppo "Zukunft Bozen" (quello di Anna Pitarelli e Alberto Stenico), organizzazione da sempre fiancheggiatrice dell'operazione urbanistica, ma qualcosa di meno organizzato ma pure di più visibile. É quella rete che, partendo dal commercio non strettamente Laubenkönig, la "sinistra dei Portici", passa dai partiti, dagli studi professionali, dalla piccola e media imprenditoria per finire tra le legioni dei giovanissimi scovate nelle discoteche o le organizzazioni artigiane, fulcro di quell'indotto che in anni in cui sono sparite 500 aziende nei cantieri, aspetta la riqualificazione del quadrante di via Alto Adige per far ripartire gli incassi.

Ma il centro di gravità permanente di questo popolo benkiano attivatosi e attivato da Heinz Peter Hager a dieci giorni dall'avvio della consultazione voluta dal commissario Michele Penta, è lui, Luis Durwalder, il Kaiser, l'uomo della sveglia alle cinque di mattina e, dunque, "del fare". Il suo endorsement per l'operazione è totale.

«Il progetto Benko stravolgerà la città» Il fronte del no mobilitato punta a bloccare i piani del tycoon austriaco come è successo, lo scorso anno, a Bonn

E parte da lontano. Dal quel Comune di Bolzano che, secondo il "presidente di tutti", è fermo da quasi vent'anni. Forse quindici. E tutto quello che è stato fatto da allora, dai teatri ai musei, dal Museion all'auditorium a, soprattutto, l'università, «l'ha fatto sempre e solo la Provincia». Esempi? Uno per tutti: il Virgolo. In quel caso lui aveva sostenuto il progetto Thun come altri progetti. Come quello, di adesso, benkiano. Risultato? «Per dire no a questo o a quello e per tenersi buone tutte le parti in causa non si è fatto nulla. A furia di dire no, in Comune, non riescono a dire neanche un sì», chiosa. Il problema, secondo Durnwalder «è che Bolzano sta perdendo la sua identità di snodo dei rapporti imprenditoriali e commerciali nord-sud, condannandosi ad una stasi che viene resa evidente dall'assenza di qualsiasi cantiere o iniziativa di grande portata. Non si fa niente da anni e ora che un privato è disposto a spendere 300 milioni per un'opera che attirerà interesse e coinvolgerà anche l'esistente, come i negozi del centro, si fanno le barricate. In nome di una alternativa? No, in nome del niente, del lasciare sempre tutto com'è». Anzi, per il Kaiser, «com'era». Non c'erano tutti, i sostenitori, ma da Tania Cagnotto a Armin Zöggeler a Franz Staffler, a Claudio Corrarati, quelli che non c'erano si sono giustificati per impegni fuori Bolzano. Ma l'appoggio, anche da testimonial, è garantito. (p.ca.)

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