E-commerce senza Iva La Procura blocca tutto 

Imprenditore bolzanino agli arresti domiciliari: costretto a chiudere l’attività Dall’indagine emerge un’evasione di imposta per 15 milioni. Vendeva telefonini


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Tra i dieci ed i quindici milioni di euro. E’ il conto del presunto danno arrecato all’erario italiano da un giovane imprenditore di Bolzano, un trentenne, finito agli arresti domiciliari a conclusione di una vasta inchiesta condotta dall’agenzia delle Dogane di Bolzano con il coordinamento del sostituto procuratore Axel Bisignano. La vicenda era già trapelata qualche settimana fa (per i risvolti a livello nazionale dell’indagine) ma ora sono emersi diversi particolari anche perchè della vicenda si è dovuto occupare il tribunale del riesame che ha accolto in parte le richieste dell’avvocato difensore Stefano D’Apolito. La partita, ovviamente, è tutt’altro che chiusa anche se l’imprenditore bolzanino, titolare di una ditta specializzata nel commercio online di apparecchiature elettroniche (soprattutto nel settore della telefonia) è potuto tornare in libertà. I giudici hanno infatti revocato gli arresti domiciliari ma hanno confermato i gravi indizi di colpevolezza individuati dalla Procura della Repubblica che aveva chiesto per l’indagato la custodia cautelare in carcere. Il commerciante bolzanino è dunque tornato libero ma i giudici, confermando l’attualità del pericolo di reiterazione del reato, hanno comunque disposto l’interdizione da ogni attività commerciale dell’indagato il quale peraltro sostiene di aver agito in perfetta buona fede, appoggiandosi - nella fornitura all’estero soprattutto di telefonini e Ipad - ad una società intermediaria (poi risultata intestata ad un detenuto) che avrebbe agito in aperta violazione delle disposizioni sull’imposta del valore aggiunto. L’imprenditore bolzanino interdetto dall’attività commerciale, ha deciso di “gettare la spugna”. Prendendo atto di essere rimasto coinvolto in un’ipotesi di maxi truffa all’erario (per evasione di rilevanti importi Iva), ha deciso di chiudere l’attività e di mettere in liquidazione l’azienda dopo che la Procura gli aveva contestato di continuare ad operare in maniera truffaldina anche dopo essere finito sotto indagine. «Il mio cliente non ha mai avuto neppure la sensazione di essere coinvolto in una cosiddetta frode carosello» ha spiegato ieri l’avvocato Stefano D’Apolito il quale ha più volte sottolineato anche davanti al tribunale del riesame che l’imprenditore bolzanino (i cui conti aziendali sono stati sequestrati dalla Procura e bloccati) non avrebbe mai avuto neppure la possibilità di verificare se le aziende a cui si era rivolto per l’acquisto di merce da rivendere in internet fossero in regola o meno con le disposizioni fiscali in materia di Iva. In realtà, secondo la Procura, avrebbe dovuto risultare evidente che i prezzi concorrenziali non potevano che essere ottenuti con il mancato versamento (da parte di uno dei soggetti della catena commerciale) dell’Iva. L’imprenditore bolzanino, però, sostiene di aver sempre operato correttamente. «Il mercato dell’e-commerce è totalmente drogato» ha commentato ancora l’avvocato D’Apolito che ha consigliato il suo assistito di chiudere completamente l’attività, cambiando settore. All’imprenditore bolzanino la Procura contesta però che avrebbe dovuto rendersi conto del sistema e, dunque, si essere parte di questo carosello. Nel frattempo la Procura gli ha notificato un sequestro di beni per equivalente di otto milioni di euro e l’impresa che materialmente, nella catena commerciale, evadeva l’imposta è risultata intestata ad un pluripregiudicato.

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