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Ecco il centro biomedico col tunnel per le mummie 

Al Noi Techpark di via Volta rush finale per i lavori dell’istituto di biomedicina all’ex mensa Speedline. Un passaggio interrato lo collega ai laboratori dove si studiano anche i reperti di migliaia di anni



BOLZANO. È quasi pronto. Mancano solo i ritocchi. Ed è pronto anche il collegamento sotterraneo che lo farà operare insieme ai laboratori dove si studiano le mummie, l'ultima frontiera dell’archeologia cibernetica. È il centro di Biomedicina: cento ricercatori, tra ingegneri, medici, collaboratori. Un esercito pronto a prendere possesso di un edificio il cui cantiere è andato avanti come un treno e ha rispettato, al millimetro, l’agenda.

«A fine primavera ci siamo» annuncia Ulrich Stofner, il direttore del “Noi”. Perché l'istituto, una eccellenza nata da una costola dell’Eurac e finora disperso in un paio di sedi, è l’ultima immissione della più estrema contemporaneità che si installa al Techpark a Bolzano sud. Per la precisione sulla punta esterna del quadrante, tra la rotonda di via Volta e il cantiere aperto dal cui scavo sorgerà tra due anni la facoltà di Ingegneria.

Ha due caratteristiche la casa della biomedicina: un cuore tecnologico che più non si può e una pelle che ci restituisce, con una cura filologica di grande valenza riqualificativa, un piccolo gioiello modernista degli anni Quaranta. Al suo posto sorgeva l'ex mensa della Speedline, che si collegava, integrandone le funzioni, al grande edificio produttivo legato alla Zona degli inizi e che ora invece costituisce il risanato edificio A2, uno dei tre corpi centrali del Techpark e che ospita decine di laboratori e di startup. In questa vecchia mensa traslocheranno tra poche settimane i ricercatori oggi in affitto tra gli spazi della Stahlbau Pichler e altre sistemazioni provvisorie. Radunandosi, i cento ricercatori dell'istituto di Biomedicina potranno costituire quello snodo di innovazione scientifica, il cui assemblaggio sta alla base e rappresenta la filosofia stessa del “Noi”.

«La novità, rispetto a quello che si vede da fuori - spiega Stofner - è la costruzione di un collegamento sotterraneo con il modulo A2, lungo il giardino che sta in superficie, che consentirà sinergie con anche l'installazione di nuovi laboratori integrati tra il centro di biomedicina e gli studiosi impegnati nella ricerca sulle mummie». In questo modo verrà messo in piedi un insieme di opportunità scientifiche che attireranno interesse e studiosi da tutto il mondo. Sia sul piano biomedico che archeologico. Perchè come si svolgeranno questi studi qui, non avverrà da nessuna altra parte. Tanto che il team multidisciplinare che sta alla base dell'istituto di Biomedicina sarà probabilmente integrato con altre immissioni di specialisti.

«Questa è una grande prospettiva - aveva detto il direttore Peter Pramstaller - per creare nuove partnership industriali e valorizzare i risultati della ricerca accademica». Ricordiamo che l'istituto si era fatto conoscere nel largo pubblico con lo studio “chris”, una indagine “longitudinale” sulla popolazione della Val Venosta, nella misura di più di 13 mila persone. Avanzerà poi la complementarietà con gli altri centri di ricerca, come quello di Laimburg: quest'ultimo è attivo nell’area chimica e biochimica analitica, mentre l'istituto il cui edificio sarà consegnato a breve, avanza nella biologia molecolare e i big data. Con quali possibili risultati? Confrontando i dati clinici e epidemiologici tramite una “biobanca” si potranno ottenere nuove conoscenze sui meccanismi e sulle vie di segnalazione, essenziali per lo sviluppo delle malattie. E questo consentirà di ottenere ulteriori indicazioni per nuove cure. Con possibili collaborazioni con l'industria del cibo, ad esempio, o con le ricerche sulla medicina molecolare di precisione. Con un occhio alle mummie e ai loro segreti. Avanti e indietro: così come si viaggerà nel sotterraneo. P.CA.













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