Effetto Masterchef: boom di iscritti nelle alberghiere

Il direttore Pascarella: «Una volta questa era considerata una scuola di serie B» «Oggi chi esce da qui non ha problemi a trovare lavoro, anche all’estero»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Una volta questa era considerata una scuola di serie B, adesso il boom di trasmissioni - a partire da Masterchef - l’ha fatta diventare trendy. Lo dimostra il fatto che abbiamo un numero di iscritti in crescita. Gli studenti quest’anno sono 530, cui si aggiungono cinquanta apprendisti che abbinano il lavoro allo studio». Maria Pascarella è il direttore della Cesare Ritz di Merano, l’unica scuola alberghiera di lingua italiana della provincia, che forse più di qualsiasi altra risente delle mode del mondo.

Non a caso il corso più gettonato è quello per cuochi, seguono la sala (camerieri) e l’accoglienza-ricevimento (addetti alla reception). Il primo anno è uguale per tutti, poi i ragazzi devono scegliere uno dei tre indirizzi. Dopo il triennio, possono decidere di fermarsi oppure andare avanti.

«Al di là delle mode - spiega Pascarella - che se da una parte contribuiscono sicuramente a valorizzare una professione come quella del cuoco, dall’altra possono dare un’idea anche distorta di un lavoro bello ma faticoso, la nostra scuola offre grosse possibilità di trovare lavoro in vari settori e soddisfare piccole e grandi ambizioni. C’è chi cerca un posto più tranquillo magari vicino a casa e chi punta in alto: al ristorante famoso in giro per il mondo o alla nave da crociera».

L’impressione, facendo un giro tra le cucine, la sala, la reception è che comunque, al di là di Masterchef o la Prova del cuoco - gli studenti della Ritz abbiano in linea di massima i piedi per terra e le idee chiare.

Come Giovanni Savoi, 17 anni, originario di Canazei - camicia bianca, giacca, pantaloni e cravatta nera, aria molto professionale quando risponde al telefono della reception della scuola - sa già che da “grande” cercherà un lavoro nel settore del ricevimento. «Dove? Non in Val di Fassa - dice -: voglio sfruttare le mie competenze per viaggiare. Destinazione preferita: l’America».

Anche Lorena De Santis, quarto anno della scuola alberghiera, sogna di andare all’estero. Innanzitutto per fare l’università e migliorare la conoscenza delle lingue. Sia lei che Riccardo D’Amante hanno individuato una facoltà di management in Svizzera che potrebbe consentire ad entrambi di ambire a posti prestigiosi in qualche grande catena.

Ma c’è anche chi come Antonio Militello, 16 anni, ha intenzione di fare i cinque anni di scuola alberghiera, per poi intraprendere un percorso universitario completamente diverso come Giurisprudenza.

«È sempre utile saper fare più cose - spiega - perché il mondo del lavoro cambia in continuazione».

Sono al primo anno ma sanno già che faranno i cuochi invece Andrea Currado, Christian Morghen, Noemi Leonardi e Anesti Alilanj: nel loro futuro vedono un ristorante o un albergo da gestire. Noemi, originaria di Gargazzone, ha invece in testa un agriturismo.

Jean Paul Veramendi, 22 anni, fa l’apprendista in una pasticceria di Bronzolo, alternando quindi lavoro e scuola: «Un giorno mi piacerebbe avere un locale mio, ma per il momento devo imparare. Magari andando anche all’estero per fare qualche esperienza».

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