EGNA

Egna, paziente fa causa per sei camicie da notte

Paziente dal giudice di pace per chiedere i danni al Comprensorio. L’accusa: sono sparite o rovinate


di Massimiliano Bona


EGNA. Cresce, di anno in anno, l'ammontare delle spese legali anche per il Comprensorio Oltradige Bassa Atesina, che oltre a dover prestare assistenza a centinaia di pazienti, ricoverati nelle varie strutture da Appiano fino a Salorno, si vede costretto a difendere gli interessi della collettività da richieste non di rado quantomeno stravaganti e talvolta davvero difficili da comprendere. L'ultima in ordine di tempo riguarda un'anziana, ricoverata nei mesi scorsi, il cui figlio non ha esitato a rivolgersi al giudice di pace per sei o sette camicie da notte che sarebbero sparite o sarebbero state danneggiate all'interno della struttura. «Il fatto strano - sottolinea il presidente del Comprensorio Edmund Lanziner - è rappresentato dal fatto che le camicie da notte in questione erano già state tagliate dal figlio della paziente per adeguarle alle esigenze della madre. Poi, esaminando con più attenzione le carte, ci siamo accorti che la paziente in questione aveva un'assicurazione che comprendeva anche l'assistenza legale gratuita. In buona sostanza fare causa al Comprensorio non le sarebbe costato un solo centesimo. Quindi tanto vale provarci, anche se per importi davvero modesti come questo». Il Comprensorio, pur di non aprire una vertenza, si era anche detto disposto a trovare un accordo amichevole e a spendere una trentina di euro, pur di venire incontro alle esigenze dell'anziana signora e del figlio, disposti ad andare fino in fondo alla vicenda. «Abbiamo offerto 30 euro. Le camicie da notte erano già state tagliate e sarebbero state comunque inutilizzabili da qualsiasi altra persona». Il tentativo è andato a vuoto e nell'ultima seduta di giunta il Comprensorio Oltradige Bassa Atesina ha deciso di resistere in giudizio e di affidare la tutela dei propri interessi all'Avvocatura dello Stato, che in regione ha sede a Trento. Solamente per istruire la pratica serviranno adesso 100 cento euro, ma potrebbe volerci più tempo per comporre la vertenza e i costi potrebbero aumentare, ma solo per l'ente pubblico. Il privato, almeno in questo caso, proverà ad ottenere il massimo possibile senza spendere un solo centesimo in più. Toccherà al giudice di pace stabilire se vi siano o meno i presupposti per riconoscere alla paziente un risarcimento danni. «Di sicuro - conclude Lanziner - non può passare la linea che a pagare deve essere sempre e comunque il pubblico, specie in situazioni in cui per trovare un'intesa basterebbe un pizzico di buon senso da parte di entrambe le parti».

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