Eterologa: via a giugno con 60 coppie

Si attende l’approvazione della delibera della Provincia: si pagherà solo il ticket per un massimo di tre trattamenti


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «La giunta provinciale entro giugno approverà la delibera, quindi si potrà partire con la fecondazione eterologa». Parola di Ulrich Seitz, direttore dell’Ufficio ospedali che da mesi, assieme a Bruno Engl, primario di Ginecologia e responsabile del Centro di riproduzione umana e crioconservazione per gameti di Brunico, sta lavorando per mettere a punto il testo che regolamenterà l’intero settore della procreazione medicalmente assistita. Tradotto significa dare una possibilità in più, alle coppie che hanno problemi di sterilità, di avere un bimbo.

È passato oltre un anno - era il 9 aprile del 2014 - da quando il pronunciamento della Corte costituzionale ha reso possibile anche in Italia la fecondazione eterologa, che consente l’utilizzo di seme oppure ovuli provenienti da un soggetto esterno alla coppia. Una sentenza questa che ha ridato la speranza a molte coppie finora costrette ad emigrare all’estero: in Spagna e Repubblica Ceca in particolare. Ma la materia è molto complessa in quanto tocca questioni cliniche, etiche e giuridiche e questo spiega, almeno in parte, perché a distanza di un anno il dettato della Consulta non è ancora operativo in Alto Adige come nel resto d’Italia, tranne rare eccezioni. «Adesso però - assicura Seitz - siamo alla stretta finale». Questo è ciò che si augurano la sessantina di coppie che sono già in lista d’attesa presso il Centro di Brunico.

Cosa prevederà la delibera provinciale?

«Il contenuto - spiega Engl - lo abbiamo concordato a livello di centri del Triveneto, in modo da avere una regolamentazione uniforme sia per quanto riguarda la parte clinica che per quanto concerne i costi. Questo per evitare alle coppie, che già vivono nell’ansia di avere un figlio, di andare da una parte all’altra della penisola, inseguendo un sogno».

Quanto costerà accedere alla fecondazione eterologa?

«L’obiettivo è rendere la tecnica della procreazione assistita accessibile a tutti, per cui verrà applicato il ticket».

Quanti sono i tentativi ammessi col pagamento del semplice ticket?

«Al massimo tre: compresi eventuali precedenti tentativi con la fecondazione omologa».

Età massima della donna che potrà sottoporsi a questo tipo di tecnica?

«43 anni».

Possibilità di riuscita?

«Meglio della fecondazione omologa - in questo caso il seme e l’ovulo utilizzati appartengono alla coppia - in quanto si usano rispettivamente seme o ovuli di donatori che non hanno problemi di sterilità ovviamente. Questo fa sì che la percentuale di riuscita si aggiri intorno al 60%, contro il 27% dell’omologa che è già una percentuale considerata molto elevata».

Resta il problema del reperimento del seme e degli ovuli?

«Questo è il grosso scoglio: il reperimento di donatori, ma soprattutto donatrici. Si stanno attendendo indicazioni dal Centro nazionale trapianti che fa capo all’Istituto superiore di sanità, per sapere con quali centri all’estero si potranno fare delle convenzioni. Abbiamo offerte di centri di Grecia, Spagna, Cechia. L’obiettivo però è quello di creare una nostra banca».

Perché in questi Paesi non ci sono problemi?

«È una questione di tradizione innanzitutto e poi perché in quei Paesi i donatori, in particolare le donne che devono sottoporsi a cure ad hoc e perdere anche giornate di lavoro, ottengono un riconoscimento economico. Da noi non si vorrebbe andare al di là di un semplice rimborso spese e ciò, ovviamente, renderà difficile trovare delle donatrice. Credo che bisognerà fare una campagna informativa sulle possibilità offerte dalla fecondazione eterologa sia a livello di coppie con problemi di sterilità ma anche di popolazione, per spiegare che c’è bisogno di donatori e donatrici».

Quanto costa in media l’acquisto di un ovulo?

«Intorno ai 500 euro, ma dobbiamo calcolare che ne vengono impiantati in genere una decina per ogni tentativo: siamo dunque intorno ai 4-5 mila euro».

Le donatrici che età dovranno avere?

«Da un minimo di 18 ad un massimo di 35 anni, per garantire la miglior possibilità di riuscita».

Oltre che un aumento dei costi per la sanità provinciale, le nuove tecniche richiederanno l’assunzione di più personale nel centro di Brunico?

«Attualmente nel centro operano cinque medici e due biologi: ci servirebbero un biologo, un infermiere e uno psicologo in più».













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