Eva lascia per stare accanto al marito

La Klotz esce dal Consiglio dopo 31 anni: «Si sono capovolte le priorità. Il privato verrà prima ma non mollo la politica»


di Massimiliano Bona


di Massimiliano Bona

BOLZANO

«. Lascio il Consiglio provinciale, ma non la politica, per stare accanto a mio marito, che dal 2009 non sta bene»: Eva Klotz, la pasionaria dell'irredentismo sudtirolese, figlia del dinamitardo Georg, ha annunciato ieri mattina - a sorpresa - il suo addio mostrando il suo lato più dolce e umano. Per una volta le battaglie per l’autodeterminazione sono passate in secondo piano. In conferenza stampa gli occhi le sono diventati lucidi ed è scesa una lacrima. «Mi è stato vicino per tanti anni con discrezione e dedizione e ora voglio contraccambiare. A dicembre avrà delle visite importanti e io ci sarò».

La Klotz spiega di non aver dormito tutta la notte. La decisione di “mollare” dopo 31 anni in prima linea (solo Alfons Benedikter, Luis Durnwalder e Silvius Magnago sono riusciti, come lei, ad essere eletti sette volte in Consiglio provinciale) le è costata moltissimo ma ora è felice. Quasi radiosa, sicuramente sollevata. Mentre parla e risponde alle domande dei giornalisti - almeno una ventina tra radio, tv e giornali - si gira più volte e si coccola i suoi “fedelissimi”: da Roland Lang a Cristian Kolmann, da Sven Knoll (che le siede accanto) a Sepp Mitterhofer, da Werner Thaler a Reinhild Campidell. Anche alle domande in italiano risponde in tedesco. Vuole essere sicura di dire la cosa giusta.

Non accetta provocazioni sul tema vitalizi e assicura che restituirà l’anticipo. Solo dopo, nelle interviste faccia a faccia, si rilassa un po’ e si lascia andare. Per lei, 63enne di Valtina, in val Passiria, prima di sei figli dell’insegnante Rosa Pöll e del dinamitardo Georg Klotz, parlano anche i numeri: 11.213 giorni in Consiglio provinciale e 1.366 sedute e solo un’assenza ingiustificata. Pochi ricordano il suo esordio in politica con la Svp, in consiglio comunale - da indipendente - nel 1980. Poi l’elezione in consiglio provinciale prima per l’Heimatbund, poi per Union für Südtirol e, dopo la rottura con Andreas Pöder, per Südtiroler Freiheit. Agli italiani non è mai piaciuta per i continui proclami indipendentisti, ma alla pasionaria - a differenza di altri - vanno riconosciuti coerenza e rispetto per gli altri.

Lascia la politica per restare accanto al suo uomo. Quando ha preso questa decisione?

«È maturata lentamente, dal 2009 in poi, con l’aggravarsi dei problemi di salute di mio marito. Però non mollo la politica ma lascio solo il Consiglio provinciale. Resterò attiva nel tempo che saprò ritagliarmi. Però adesso si sono capovolte le priorità».

In che senso?

«Finora la mia vita privata è rimasta sempre indietro. Da oggi, invece, avrà la precedenza su tutto il resto».

Qualche sudtirolese, adesso, potrebbe pensare che lei si stia defilando nella battaglia per l’autodeterminazione. Non crede?

«Sicuramente non sarà così. Al mio fianco, anche oggi, c’erano sia gli attivisti più vecchi che quelli più giovani. In sei anni Sven Knoll ha imparato tutto quello che serviva e Bernhard Zimmerhofer sta lavorando sodo. Da questo punto di vista non ho paura. Hanno tutto il mio sostegno e la mia fiducia. Passo il testimone solamente per motivi privati».

Suo padre, che ha combattuto prima di lei per il distacco dall’Italia, condividerebbe questa scelta? O potrebbe pensare ad una resa?

«Sì, assolutamente sì. Mi sono interrogata a lungo anche da questo punto di vista. Sento il suo sostegno ma anche quello di mia madre Rosa».

C’è chi, da subito, ha sostenuto che lei si sia ritirata per poter fare ricorso per i vitalizi. Sono solo malelingue?

«Questa, di sicuro, non è la verità. Ma so che ci sono anche persone cattive. E a costoro dico che avrei potuto ricorrere già in luglio assieme a tutti gli altri. Invece non ho fatto e non intendo fare ricorso. Mi atterrò a quanto ha deciso il Consiglio regionale».

Quindi restituirà l’anticipo?

«Sicuramente. Rispetterò la legge».

Politicamente ha qualche rimpianto?

«Sì, forse quello di essermi fidata di persone (il riferimento è probabilmente a Pöder ndr) che avevano soprattutto mire personali».

Le spiace che non ci sia qualcuno in particolare oggi?

«Hans Stieler, di cui ho condiviso ideali e impegno».

Sentiremo ancora parlare di lei?

«Sì, perché la politica si gioca anche da fuori. E io sarò sempre in prima linea nella battaglia per l’indipendenza. La fiamma resterà accesa».

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