Evaporati i centristi «Noi senza partito, abbandonati da Gigi»

La delusione di don Renner che “inventò” Spagnolli Berloffa: «Fallito il tentativo di metterci assieme»


di Paolo Campostrini


SEGUE DALLA PRIMA PAGINA. È sparito il centro. Evaporati i centristi, implose le reti. Ci sono le liste civiche ma non c'è più l'idea che riempiva la "scelta" civica. C'è la lista del sindaco: «Ma quella non è un luogo politico, è un luogo elettorale», dice don Paolo Renner. Lui è l'uomo (e anche il sacerdote) che inventò il fenomeno Gigi. Inteso come Spagnolli. Il Pd, sconfitto Salghetti, non sapeva a che santo votarsi e i santi vennero in suo soccorso, nella figura di un gruppo vicino alla Curia, il Geis, capitanato da don Paolo. Sembrava una scialuppa destinata a restare vuota, quella messa in mare da Renner con dentro Spagnolli, ma si riempì subito.

«Riecco i democristiani», dissero in molti. Oggi anche don Paolo vede, come tutti, che quel luogo di mezzo, inteso come scelta politica, è invece scomparso. E che non è stato riempito. Manca qualcosa. Forse mancano proprio i democristiani. Sicuramente i cattolici. Il centro del consiglio comunale ("la stampella della giunta" secondo le opposizioni di destra) non si presenterà alla elezioni. Bellomo, Max Berloffa. Neanche Paolo Berloffa, già Unione di centro. Appunto.

Ecco, forse la sua è una storia esemplare. Il nome prima di tutto. Suo papà, Alcide, entrò in consiglio comunale nel 1948. Dopo 60 anni il figlio. Un nome che è un programma e che mette in fila, nell'ordine: autonomia, rapporti con la Svp, costruzione di una comunità nel dopoguerra, chiusura a destra, apertura a sinistra, mondo cattolico che si mette ad amministrare, eccome, da Pasquali a Bolognini, a Pasqualin, cultura , infrastrutture, teatro, Haydn, regione. Insomma, tanta roba.

Ha cercato l'intesa con la civica di Spagnolli, il Berloffa di oggi. Non l'ha trovata. «Ci sono state resistenze tra i candidati - dice- e le immagino. Sa, il mio non è un nome qualsiasi. C'è troppa politica dietro, troppa storia politica. E nella lista del sindaco vedo poca storia e questo può anche andar bene. Ma vedo anche poca politica. Nel senso che ci sono nomi ma non qualcosa che li accomuni. Non una sintesi ideale, non dico ideologica o politica. Mah, saranno i tempi».

Il sindaco ha deciso fin dall'inizio di non cercare l'intesa con i centristi. Forse troppo autonomi. Forse non erano il nuovo. E i centristi hanno fatto di tutto per non esserlo ancora. Aggiunge Berloffa: «Ci ho provato anch'io a mettere insieme un po' tutti, da Bellomo a Gennaccaro, a Gambetti allo stesso Oberrauch. Ma ho visto che ognuno tirava per la giacca l'altro e nessuno voleva lasciare il campo. E anch'io ho fatto i miei errori».

Anche don Renner è realista: «Vent'anni fa speravo che il gruppo che avevo messo in piedi potesse essere un luogo attrattivo. Io ho pensato che potesse diventare una scuola quadri per il mondo cattolico e non solo. Che potesse dare ossigeno al centro. Invece i centristi non ne hanno approfittato. E non è più nata una classe dirigente».

Aggiunge: una classe dirigente italiana in generale...Ma i cattolici altoatesini, non fanno politica?

«La facevano. Poi sono come svaporati. La facevano nella Svp. Qualcuno la fa ancora. Ma anche la Svp è diventata un patchwork». Un caravanserraglio. E la lista del sindaco? «Pensa alle elezioni. Forse ha ragione. Poi - conclude don Renner -vedo l'ombra della Artioli... E lì mi fermo». Il centro vaga. Anche nel Pd. Bizzo e Randi sono minoranza. Ma la battaglia tra i democratici non sembra di schieramento, secondo Berloffa: «I loro conflitti non hanno come base di riferimento categorie politiche. Del tipo moderati contro sinistra, cattolici e laici, ex Margherita contro ex Ds. No: si tratta di schieramenti, gruppi trasversali che entrano in dialettica per spazi elettorali più che ideali». Gli stessi ideali, tuttavia, che sembra abbiano difettato tra i centristi di lotta e di governo. Divisi tra le sirene della destra (Bellomo e Max Berloffa) e una visione più assimilabile a quella della vecchia sinistra Dc rivisitata in salsa economicista (Paolo Berloffa). Il quale, Berloffa fu Alcide, ha un rimpianto. Che è questo: «Alla parola moderato non è rimasta appiccicata la sua vera natura che è quella progressista. Moderati nello stile, erano ad esempio i democristiani, non nella loro idea di società. Quando a Bolzano in anni non ricchi si doveva decidere tra investire in cultura e asfaltare strade molti scelsero la prima: così sono nate le nostre eccellenze. E anche l'autonomia». La politica comunale oggi, secondo i centristi, non "gestisce i processi". E si guarda ai Verdi: «Scaricati dieci giorni prima delle liste, senza apparenti ragioni - conclude Berloffa - e accusandoli di ogni nefandezza. Quando invece la slealtà alla giunta andava cercata da altre parti...». Gli orfani di questa eredità politica non ci saranno, questa volta. Per la prima volta. Ma non ci sarà neppure chi li sostituisce.













Altre notizie

Attualità