«Fasce orarie ok, ma non nel weekend»

La proposta dell’albergatrice di Corvara Renata Pizzinini: «Sabato e domenica sono i giorni di arrivo e partenza dei clienti»


di Federico Sanzovo


BOLZANO. «Sono d’accordo sull’idea della chiusura dei passi a fasce orarie, ma non nel fine settimana».

A lanciare questa idea è Renata Pizzinini, che dal 1962 al 2013 ha gestito lo storico Art Hotel Romantik di Colfosco, oggi in mano al figlio Carlo, e che per anni ha fatto parte dell’associazione turistica di Corvara. L’albergatrice ha deciso di partecipare alla nostra iniziativa, inviando in redazione una lettera contenente il tagliando: «Mi piace l’idea dell’assessore Mussner di mettere degli autobus ogni quindici minuti - spiega - perché già oggi i turisti li riempiono per spostarsi una volta giunti qui. Allo stesso tempo, però, dobbiamo consentire alle persone di arrivare fino alle strutture e di poter ripartire».

Insomma, quella che propone Renata Pizzinini è una soluzione che comprende l’idea della chiusura dei passi a fasce orarie durante la settimana e che però vuole sfruttare il vantaggio del trasporto pubblico: «È molto importante che il sabato e la domenica i turisti possano utilizzare le strade dei passi, perché una famiglia che arriva da Amburgo, dopo un viaggio di mille chilometri, non ha voglia di aspettare l’apertura del passo, va da un’altra parte». Inoltre, l’albergatrice pone l’accento su altri due aspetti che devono essere tenuti in considerazione: la creazione di parcheggi dedicati e la voce degli abitanti dei paesi interessati.

«Se i turisti devono lasciare l’auto e aspettare il bus - sottolinea - diventa necessario predisporre ampi parcheggi, con alcune zone nelle quali ripararsi dal sole o dalla pioggia e con un bar e dei bagni per anziani e bambini. Inoltre dobbiamo ricordarci che qui c’è una valle viva, come sugli altri passi, quindi è necessario ascoltare le voci degli abitanti, perché siamo noi ad essere direttamente interessati da questi provvedimenti: l’ultima parola ci spetta di diritto».

Renata Pizzinini è convinta però che qualcosa si debba fare per preservare l’ambiente: «Da quando sono in pensione vado a camminare tutti i giorni per le nostre montagne e devo dire che è proprio vero: le Dolomiti sono molto belle, vanno viste. E lo dice una che ha visitato mezzo mondo: sono stata in più di novanta Paesi».

Il turismo, d’altronde, è la grande ricchezza della regione: «In un periodo come questo, nel quale le fabbriche chiudono, gli alberghi registrano il tutto esaurito. Anche quest’anno sta andando benissimo. Se penso a quando ero piccola io, siamo in un altro mondo».

Sì, perché Renata Pizzinini ha sempre avuto un occhio attento per il turismo, fin da bambina. Suo nonno Josef Kostner, infatti, acquistò nel 1912 la locanda “Alla Cappella”, un antico maso del XV secolo dal quale partì la fortunata stirpe di albergatori che ancora oggi lavora in paese: «Io mi ricordo ancora di quando mio nonno andava a prendere i primi turisti con la slitta. All’epoca c’erano i privati che mettevano a disposizione una stanza per ogni abitazione, non esistevano gli alberghi. Da noi gli ospiti dovevano pagare in più per poter fare il bagno. Questo era il turismo, niente di più. Eravamo una terra poverissima e Colfosco probabilmente era il paesino più povero di tutti. Ricordo di quando trovai una biro per terra: era scarica, ma per me era come aver trovato un diamante, mi sentivo ricca. Se oggi la nostra terra è così florida, lo si deve soprattutto al turismo».

E ai grandi sciatori, che hanno fatto una pubblicità eccezionale alla regione: «Quando gli atleti altoatesini hanno vinto le prime medaglie, noi abbiamo iniziato a dover ospitare moltissime persone tutte in una volta: arrivavano i giornalisti, ma anche tanti tifosi e la televisione. Penso soprattutto al nostro Carletto (Senoner, ndr) di Selva Gardena e di quando vinse l’oro».

Era il 1966, lo sciatore gardenese si laureava campione del mondo nello slalom speciale e il turismo iniziava il suo processo di crescita, lo stesso Senoner avrebbe conosciuto un grande successo proprio come albergatore nella sua Selva Gardena: «Oggi si vedono tanti paesini ricchi, gli alberghi pieni. Tutto questo ce lo siamo conquistato sudando più di sette camice. Bisogna ringraziare i pionieri del turismo per quello che abbiamo oggi. Io sono stata testimone di tutto il processo di cambiamento: dalla povertà a oggi. Per costruire quello che abbiamo, noi abitanti della val Badia abbiamo girato il mondo per capire quali fossero le iniziative vincenti per portare turisti nella nostra regione».

E oggi le proposte per i turisti sono molte: «Negli ultimi anni mi sono resa conto di quante iniziative ci sono, gli show per i bambini per esempio o la Maratona delle Dolomiti».

I turisti, insomma, sono una risorsa indispensabile per tutti, ma è importante trovare una soluzione della quale tutti siano soddisfatti, dagli albergatori agli abitanti: «L’ultima parola spetta necessariamente a noi - ripete Renata Pizzinini - agli abitanti della val Badia e della val Gardena, ma lo stesso deve essere concesso anche ai residenti della val di Fassa e a tutti coloro che sono interessati da queste decisioni».

L’importante è che a scegliere non sia chi queste valli non le conosce a fondo e, soprattutto, che le cose non si facciano in fretta: «Prima della decisione c’è ancora molto da discutere».

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