Fatture false, due arrestati confessano

Davanti al gip Renzo Dolzan si è avvalso della facoltà di non rispondere. I quattro fermati per ora restano in carcere


di Riccardo Valletti


BOLZANO. Confermata la permanenza in cella per i quattro altoatesini arrestati nei giorni scorsi con l'accusa di riciclaggio, false fatturazioni, associazione a delinquere e in un caso anche usura. Mercoledì mattina si sono tenuti gli interrogatori di garanzia, condotti dal giudice Andrea Pappalardo e alla presenza del pm Igor Secco e degli avvocati difensori. Quattro ore di viavai nei corridoi del tribunale alla vigilia di Capodanno durante le quali gli arrestati sono stati ascoltati uno alla volta, con il manager Dolzan, accusato di essere l’ideatore dell’associazione a delinquere, riaccompagnato separatamente dagli altri.

I due gregari che secondo le ipotesi accusatorie svolgevano il ruolo di prestanome per l'emissione di false fatturazioni in modo da sottrarre fondi dai conti della Edison Energia hanno sostanzialmente ammesso il reato. Si tratta di Remo Prati e Antonio Waldner, entrambi risultati nullatenenti e disoccupati dai controlli della Guardia di Finanza e con ingenti somme dovute a Equitalia per cartelle esattoriali non pagate. Entrambi difesi, insieme a Renzo Dolzan, dall'avvocato Stefano D'Appolito.

I due avrebbero confessato di aver emesso le fatture a loro nome senza opporre obiezioni ai rilievi degli investigatori in termini di date o numero di fatture emesse, in cambio di una percentuale del ricavato dall'operazione illecita. Scena muta per Renzo Dolzan, anche lui difeso da D'Appolito, che motiva così la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere. «Abbiamo due anni di indagini da studiare e duemila pagine di fascicolo da leggere - spiega l'avvocato - per il momento abbiamo deciso di non rilasciare dichiarazioni e prendere tempo per conoscere meglio il contenuto dell'inchiesta».

Nel frattempo l’avvocato D’Appolito ha già inoltrato la richiesta di revisione dell’ordinanza di custodia cautelare, per permettere al suo assistito di trascorrere il periodo agli arresti domiciliari.

Rispetto ai due indagati che avrebbero ammesso le loro responsabilità, l’avvocato afferma che effettivamente si tratta di persone con il vizio del gioco. La strategia difensiva, a questo punto, sembrerebbe delinearsi per loro su una sostanziale ammissione di colpa, che punta però ad ottenere la conversione dei reati contestati dal penale al semplice reato fiscale, con sostanziali vantaggi dal punto di vista della pena prevista.

Interrogatorio anche per Franco Trenti, difeso dagli avvocati Marco Ferretti e Stefano Giordano.

Trenti, che si era detto disponibile a rispondere a tutte le domande, rifiuta ogni addebito. L’assicuratore avrebbe giustificato i passaggi di denaro tra lui e Dolzan come favori fatti ad un amico di vecchia data, il quale aveva chiesto di dirottare quel denaro su conti diversi dal suo per evitare l'intervento di Equitalia, con cui aveva pendenze inevase.

Rispetto al reato di usura, Trenti ha spiegato invece che le transazioni “incriminate” in realtà non sarebbero altro che normali attività commerciali, tutte documentabili, ed effettuate nella massima trasparenza.

Per il momento, la custodia cautelare è stata confermata per tutti e quattro gli arrestati, e viste le sue particolari condizioni di salute, per Renzo Dolzan nei prossimi giorni ci sarà sicuramente una visita medica del personale sanitario interno al carcere di via Dante, per valutare la compatibilità delle condizioni di detenuto con le sue necessità mediche.

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