Fazzi: la Svp ora si fermi, o qui salta tutto

Il sociologo: si fa dettare l’agenda dalla destra tedesca e gli italiani non si sentono più a casa


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Scusi professore, che ne dice del disagio? «Scusi lei, ma posso parlare d'altro? Sì, è vero gli italiani stanno per sparire dalle valli, vivono solo nelle città, in pratica in una piccola frazione di territorio. È un deflusso inevitabile, basta volerlo vedere. Ma c'è qualcosa di peggio...». Luca Fazzi è ordinario di Sociologia a Trento . È bolzanino ma parla con mezzo mondo. Di solito fuori dai denti. È uno dei pochi osservatori che riesce a guardare alla nostre cose come se fosse un entomologo: le osserva per quello che sono e che poi litighino gli altri.

E dunque che c'è di peggio?

Che non capiamo che potrebbe saltare tutto. Altroché disagio.

Tutto cosa?

Il nostro benessere. La vita così come la conosciamo. Per uscire dalle secche abbiamo bisogno di traghettatori responsabili. Non di chi si fa dettare l'agenda dalla destra tedesca.

A cosa si riferisce?

Penso al Kompatscher dei primi giorni. Ha detto: sogno un Alto Adige-Südtirol che esca dai problemi etnici. Lo spero anch'io. Una terra dove gli italiani sanno il tedesco e viceversa e che vive naturalmente la convivenza.

E invece?

Prendiamo la toponomastica. È da irresponsabili cavalcare il revanscismo della destra tedesca. Che si fa? Si tolgono nomi che hanno cento anni? Allora sì che si precipita nel disagio. Qui si balla sul burrone.

Addirittura...

Faccio un esempio. Che succederebbe se uno mettesse insieme un gruppo di persone, si portasse dietro una troupe con telecamere e poi abbattesse in diretta i cartelli coi nomi italiani? Niente di più facile. Una piccola provocazione, nulla di più. Ma mirata. Il giorno dopo arriva Roma e poi la Ue. Scoppia il finimondo. Tensioni, ultimatum. Torniamo indietro di un secolo. Ecco cosa vuol dire scherzare col fuoco.

Perché oggi è più pericoloso di ieri?

Perché cambia il mondo. E non domani o dopo.

E come?

Allora: oggi c'è Trump. Sembrava impossibile. Tra un mese ci potrebbe essere quel nazista di Hofer in Austria. Altrettanto imprevedibile fin solo a due anni fa. E poi tra altri po' di mesi arriva l'ondata migratoria. Ecco perché parlavo di traghettatori responsabili. Ci vogliono loro. Punto.

E le nostre garanzie? Lo Statuto, le riforme?

È una cornice vecchia. Il mondo cambia e noi parliamo di terzo statuto. L'idea della riserva indiana all'interno degli Stati non è più compatibile con l'Europa di domani e anche del mondo. Siamo ridicoli: guardiamo l'ombelico mentre tutto viene spazzato via.

Se la cornice è vecchia vuol dire che il quadro è talmente nuovo che noi non sappiamo ancora che fare...

Ma possiamo guardarci finalmente in giro. L'Alto Adige non è sulla luna, non lo sarà mai più.

Partendo da dove?

Da tre punti. Il primo sono gli immigrati. Continuiamo a parlare di due gruppi o di tre ma in cinque, sette anni i flussi migratori cambieranno tutti gli equilibri. Il secondo: lo Statuto non va riformato. Va superato. Ha fatto il suo lavoro. Bene. Ma adesso perdiamo solo tempo e energie a non vederlo per quello che è, uno strumento che non tiene conto delle innumerevoli variabili che si sono aggiunte.

Il terzo punto?

La politica attuale. Non parlo solo di rappresentanza italiana. Chi gestisce l'agenda oggi è la destra tedesca. Fino ad ora la parte responsabile della Svp rivendicava competenze. Troppe? Poco importa. Ma ora si sta entrando in un terreno minato e che metterà in gioco nel medio periodo tutto il nostro benessere. Perchè se il confronto sulla toponomastica diventa conflitto e viene spinto avanti senza condivisione italiana, non è detto che Roma faccia quello che ha sempre fatto.

E cioè?

Garantire pace e benessere. Concedere autogoverno. Come ho detto basta poco. Basta una provocazione supportata da un documento televisivo. Che arrivi a Roma e che costringa il governo a dire: stop, stiamo entrando in una guerra calda. E se poi in Austria arriva Hofer...

Che succede?

Cosa fa la Svp e la destra? Dice che i sudtirolesi sono minoranza oppressa, che i nomi italiani provocano? E magari lo dice con l'alleato della sua destra al potere a Vienna e l'Europa spaventata da Trump? Da irresponsabili. È quella che io chiamo "disgrazia del vincitore".

E cioè?

Che quando uno vince poi magari non sa fermarsi. Vince troppo. E così facendo butta via anche il buono che ha ottenuto.

Che devono fare gli italiani?

Imparare il tedesco. E poi lottare con la Svp perchè l'Alto Adige sia e resti un modello di convivenza. È solo restando quel modello che ha speranze di sopravvivere. Per questo è irresponsabile seguire la destra tedesca: non capiscono che se salta il quadro, se si vince troppo, se gli italiani si fanno sentire stranieri è la fine di tutto.

E la politica?

Purtroppo pensa ai voti. E come la Svp, si vuole coprire a destra. Miope.

Che dovrebbe fare?

Agire responsabilmente. Del tipo: puntare sulla convivenza reale tra i gruppi, smussare le divisioni ma senza togliere nomi dai cartelli. Avete presente una commissione? Si litigherebbe per decenni. Quando parlo con amici tedeschi, in Germania, in Austria, ovunque, sono sconvolti da questa ansia dei nomi, della loro cancellazione. Sembrano tutti dei maniaci, mi dicono. Ma maniaci che possono portarci alla rovina...













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