Figli delle coppie gay Caramaschi dice «no» 

Il sindaco: «Ma questa è la mia posizione personale per questo ho deciso di investire la giunta del tema». All’Anagrafe ancora nessuna richiesta


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Il riconoscimento dei figli di coppie gay? Ne parlerò lunedì in giunta. Non voglio che Bolzano si faccia prendere alla sprovvista...». Ecco Caramaschi che gioca d’anticipo. E anticipa una notizia : il Comune dovrà decidere da che parte stare. Dopo la ruvida accelerazione del ministro per la Famiglia e le Disabilità, Lorenzo Fontana, (“La maternità surrogata è vietata dalla legge, stop ai riconoscimenti”) la prima linea di fronte sono ora i municipi, i loro uffici anagrafe, i luoghi dove l’impatto delle norme si deve tradurre in procedure applicative. «Il diritto di famiglia - ha detto il ministro - non può tenere in conto il riconoscimento di genitorialità di bambini concepiti all’estero da coppie dello stesso sesso, tramite pratiche vietate come la maternità surrogata o l’eterologa, non consentita a coppie omosessuali». Insomma, se capitasse il caso, che farebbe Bolzano? «Per adesso non abbiamo avuto ancora domande in questo senso», dice Angelo Gennaccaro, l’assessore con delega al servizio anagrafe. «Il problema si era posto anche con la legge sul testamento biologico - aggiunge - perché spesso accade che tra l’emanazione della norma e il successivo decreto attuativo che spiega nel concreto come applicarla, passino anche dieci mesi, a volte un anno intero». E nel frattempo i funzionari sono lasciati soli. E accadono casi in cui, nella latitanza della politica, l’impiegato responsabile deve assumere atteggiamenti creativi. Nel caso dei figli delle coppie gay, che vorrebbero il riconoscimento per bambini nati con maternità surrogate, lo scoglio sarebbe ancora più grande. Al di là dei toni del neo ministro leghista della famiglia, noto per le sue posizioni oltranziste e dichiaratamente conservatrici, resta il fatto che la pratica di questa fecondazione per conto terzi in Italia è vietata. E, dunque, per conseguenza, lo sarebbe anche la regolarizzazione successiva. Ma la questione è aperta, come tante di quelle che concernono i diritti e le libertà di genere. La sindaca di Torino Chiara Appendino, ad esempio, ha assicurato che «continuerò a registrare i figli delle coppie gay». Anche se potrebbero esserci dei ricorsi e delle conseguenze di tipo giuridico e amministrativo.

E Bolzano? «Se dovessi parlare per me - rivela Renzo Caramaschi - dovrei dire che non sono d’accordo con questo tipo di riconoscimenti. Maternità surrogate o altre pratiche di questo tipo sono lontane dalla mia formazione. Un conto - aggiunge- sono i matrimoni tra persone dello stesso sesso o la tutela dei loro diritti di coppia, altro i figli nati con l’impiego di madri surrogate...». E parliamo di utero in affitto. Per cui il sindaco ha deciso e lo ha fatto ieri: investirà la giunta comunale della questione contando che si apra una riflessione aperta. «Perché un conto sono le posizioni individuali un altro l’atteggiamento che deve avere il municipio e i suoi uffici nel caso si presentassero anche qui richieste di riconoscimento. Non vorrei che ognuno decidesse per sè». Secondo il ministro Fontana, va evitato che il ricorso all’estero di queste pratiche, definite «una visione che tradisce un’impostazione adultocentrica in conflitto con l’interesse superiore del bambino», si traduca in un aggiramento del divieto in Italia.

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