Firmiano, cento milioni per la bonifica

La Provincia: inquinata la falda superficiale di Frangarto. Ma il Comune non ha soldi e sta studiando il piano B


di Davide Pasquali


BOLZANO. Rassicurazioni, tante smentite. Si è cercato di sminuire per molti mesi, ma la cifra dichiara quanto sia grave la situazione: se si volessero fare le cose a modino, per bonificare la ex discarica sotto castel Firmiano, sotto l’ex villaggio dei nomadi, si dovrebbero spendere oltre cento milioni di euro. Sarebbe il caso di farlo visto che, lo ammette la stessa Provincia, adesso i percolati stanno cominciando a inquinare la falda acquifera superficiale di Frangarto. Epperò, il Comune di Bolzano non può permettersi di spendere una cifra simile e dunque, con ogni probabilità, si sceglierà per così dire un piano B, molto meno costoso: 5-6 milioni di euro.

È il succo di quanto ha spieggato ieri ai politici il direttore dell'ufficio rifiuti della Provincia, Giulio Angelucci, illustrando i progetti di massima per la bonifica della discarica vecchia di Firmiano, proprio all’inizio della pista ciclabile sull’ex sedime ferroviario della Bolzano-Caldaro. L’incontro ha fatto seguito all’approvazione, da parte del Consiglio provinciale, della mozione congiunta di Alto Adige nel cuore e M5S che impegnava la giunta provinciale a presentare in Consiglio, entro due mesi, un rapporto sulla situazione della discarica, incluso il progetto esecutivo di bonifica del Comune. Erano presenti Giorgio Benini, in rappresentanza di Alessandro Urzì, e il consigliere Paul Koellensperger, accompagnato dall’attivista grillina Maria Teresa Fortini.

Tre le ipotesi di intervento sottoposte all’attenzione: la prima, che prevede la bonifica totale dell’area interessata, con asporto di tutti i rifiuti, percorribile soltanto in caso di una successiva urbanizzazione dell’area, visti i 29 mila metri quadrati di superficie recuperabile senza vincoli ambientali, presenta infatti dei costi di realizzazione difficilmente sostenibili: oltre cento milioni di euro. Finanziariamente più attuabile, invece, il progetto che porterebbe ad una messa in sicurezza permanente del sito inquinato, ma senza spostamento di rifiuti, e che, con una stima di costo totale dell’ordine di 5,6 milioni di euro, sarebbe quello su cui punterebbe ora l’amministrazione comunale bolzanina. L’ipotesi prevede il ripristino e/o il completamento dell’impermeabilizzazione superficiale e la realizzazione dell’impermeabilizzazione sui fianchi della discarica. La terza ipotesi, che contempla lo spostamento di circa 80 tonnellate di rifiuti, avrebbe invece un costo leggermente superiore, circa 6,3 milioni di euro.

Attualmente - ha spiegato Angelucci - dalla discarica, in seguito a fenomeni piovosi, fuoriesce del percolato che per due direttrici diverse finisce nell’area sottostante, interessando, inquinandola, la falda acquifera superficiale di Frangarto. Le analisi effettuate nei mesi scorsi avevano già evidenziato come i fanghi contenessero quantitativi allarmanti di arsenico, oltre a metalli pesanti, tra cui piombo e nichel.

Pur apprezzando che finalmente l’amministrazione comunale abbia deciso di porre mano alla spinosa questione, commentano Alto Adige nel cuore e grillini in una nota congiunta, «dopo anni di immobilismo, e condividendo che allo stato attuale sia impensabile poter reperire le ingenti risorse che un intervento di bonifica radicale richiederebbe, si ritiene che la scelta del progetto non possa essere determinata solamente da parametri di economicità, ma debba essere supportata dalle opportune valutazioni di carattere geologico ed ambientale». L’individuazione della fonte di arsenico prima di procedere all’incapsulamento dell’area, se praticabile dal punto di vista tecnico, «potrebbe costituire un valore aggiunto nell’intervento di bonifica e permetterebbe di disinnescare una potenziale bomba ecologica ad orologeria». Da determinare accuratamente anche i rapporti con i proprietari privati di parte dell’area, «già dichiaratisi indisponibili a partecipare ai lavori di bonifica, e supportati in questa loro linea da una sentenza del Tar, potrebbero però poi giovarsi senza aver speso alcunché delle opere portate a compimento con i soldi pubblici».

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