Fitto: "No a nuovi compromessi Sui nomi vale il nostro accordo"

Tutti parlano di compromesso, ma in realtà la situazione è ancora di stallo. Il problema è infatti quello di capire quale soluzione potrebbe costituire un compromesso. E su questo le parti sono ancora distanti. Il ministro agli Affari regionali Raffaele Fitto ribadisce che il compromesso è l’Intesa appena sottoposta alla Provincia. E la Svp intanto rilancia la proposta di un sondaggio tra la popolazione


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Toni distensivi sulla toponomastica dopo il durissimo botta e risposta tra Roma e Bolzano della scorsa settimana. Tutti parlano di compromesso, ma in realtà la situazione è ancora di stallo. Il problema è infatti quello di capire quale soluzione potrebbe costituire un compromesso. E su questo le parti sono ancora distanti.
Il ministro agli Affari regionali Raffaele Fitto ribadisce che il compromesso è l’Intesa appena sottoposta alla Provincia. Il ministero fa sapere che i due anni di tempo dati alla Provincia sono un periodo di tempo ragionevole per riportare la segnaletica di montagna alla sua originale dizione bilingue. E sottolineano come nel protocollo d’intesa venga esplicitamente detto che «mantengono la dizione originaria in lingua tedesca i nomi storici per i quali non è possibile una traduzione corrispondente in lingua italiana o ladina».
Il ministro insomma si attende che la Provincia dia il via libera alla proposta che però Durnwalder e l’Svp hanno già bocciato. L’Obmann della Volkspartei Richard Theiner afferma che «la questione della toponomastica non può essere risolta con proposte calate dall’alto, ma solo qui in Alto Adige». E così ecco che la Volkspartei ripresenta il disegno di legge elaborato da Luis Durnwalder nella scorsa legislatura. «La nostra proposta - spiega il presidente della provincia - resta quella, sondaggio compreso. Ci sarà solo qualche aggiustamento, determinato dal fatto che nel frattempo sono passati tre anni. La sostanza però non cambia». Theiner conferma: «A grandi linee il nostro disegno di legge sarà quello già presentato dal presidente Durnwalder. Sarà depositato in consiglio provinciale in questi giorni e toccherà al nostro capogruppo Pichler Rolle presentarne i contenuti».
Come già ribadito in questi giorni dai vertici della Volkspartei, la legge provinciale indica i toponimi inseriti in leggi regionali o nello Statuto di autonomia (sostanzialmente si tratta di tutti i Comuni e delle frazioni) fissando l’obbligo della dizione bilingue. E gli altri? Theiner è chiaro: «Siamo per il bilinguismo, ma questo non può dover significare accettare i toponimi inventati da Tolomei». Quindi? La soluzione proposta dalla Volkspartei è quella del sondaggio. Negli ultimi giorni sembrava che questa idea fosse stata accantonata, invece in via Brennero ora confermano che l’uso delle denominazioni dei luoghi non disciplinati da legge regionale sarà determinato attraverso una rilevazione del servizio statistico provinciale. Come sarà effettuato questo sondaggio? Secondo il disegno di legge originario di Durnwalder a deciderlo sarà un’apposita commissione, la cosiddetta “consulta cartografica provinciale” nominata dalla giunta e composta da rappresentanti delle ripartizioni urbanistica, statistica, archivio provinciale, catasto e da un rappresentante del Consorzio del Comune. Nella relazione al ddl ci si rifà alle disposizioni dell’Istituto Geografico Militare del 2000: «La raccolta dei nomi è fatta dai rilevatori interrogando sia gli abitanti sia altre persone notoriamente pratiche dei luoghi come insegnanti, parroci, ingegneri, agenti forestali, geometri, alpinisti, cacciatori, guardie campestri e altre persone».
Su questo aspetto però i partiti italiani non vogliono cedere. Non solo i partiti del centrodestra, anche il Partito Democratico ha già fatto sapere più volte che quella del sondaggio non viene riconosciuto come possibile soluzione. Unitalia ha anche annunciato di voler fare ostruzionismo contro una legge di questo tipo. «Ma noi - afferma Theiner - confidiamo nel fatto che tutte le forze politiche si assumano la responsabilità del confronto politico. Credo che con un po’ di buona volontà da parte di tutti possiamo trovare una soluzione condivisa».
Intanto il vicepresidente del consiglio provinciale Mauro Minniti (Pdl) giudica in maniera positiva la decisione della Provincia di non ricorrere alla Consulta dopo la diffida del governo a sostituire i cartelli monolingue dell’Avs: «Ora c’è la possibilità di riallacciare un dialogo costruttivo che porti ad una soluzione condivisa, senza vincitori né vinti, anche in vista della nuova legge che presto sarà affrontata in consiglio provinciale».

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