L'INTERVISTA serena cavada pro vita e famiglia 

«Francesco dice: famiglie accogliete gli omosessuali» 

Troppi allontanati da casa. «Il Papa ha ben presente quei casi in cui tanti figli sono stati isolati dopo aver dichiarato la loro sessualità E ammonisce: non deve succedere, accogliete anche i non eterosessuali»



Bolzano. Serena Cavada, c’è una nuova linea del Papa sui gay... «Sono sintesi rischiose. E con Francesco capita molto spesso che la fretta, l’eccessiva compressione dei titoli facciano dimenticare che lui si rivolge al mondo intero. Ci dice in sostanza, ma come poi dovrebbe fare ogni un buon cristiano, accogliete chiunque. Tutti, non solo gli omosessuali». E, aggiunge la referente bolzanina dell’associazione Pro Vita e famiglia, esisterebbe, tra i media, una irrefrenabile predisposizione a enfatizzare certe parole del pontefice a scapito di altre. Altrettanto potenzialmente notabili. Ad esempio? «Quando condanna l’eutanasia si minimizza. Si esiliano le sue parole a fondo pagina. Queste invece...».

Pensa che le aperture verso le unioni civili siano state enfatizzate?

Sono state isolate dal contesto.

Ma non aveva già detto, a proposito dei gay, “chi sono io per giudicare”?

Appunto. Intendeva una persona che compie le sue scelte. È un atto di umiltà, non lo stravolgimento della catechesi.

Ma allora perché questa insistenza del Papa su temi così complessi e contrastati?

Quando Francesco parla di famiglia e di omosessuali ha ben presente quei casi in cui tanti figli sono stati allontanati dal loro contesto di affetti in cui vivevano fin dalla nascita proprio perchè avevano rivelato le loro scelte sessuali. Ebbene, dice Papa Francesco, questo non deve accadere. Anche la famiglia deve accogliere. Sempre, anche i suoi figli non eterosessuali. Ma quando il pontefice parla di famiglia parla della famiglia che può procreare.

Ma non c’è solo nei confronti degli omosessuali quel tipo di rifiuto, no? C’è di peggio...

Certo che c’è di peggio. E quando rilevo che, anche in questo caso, Francesco ha parlato di accoglienza, di “non voler giudicare”, penso che il pontefice si riferisca anche a quei Paesi in cui i gay vengono messi a morte. Ecco perché premettevo che il Papa si rivolge al mondo intero e non solo al contesto politico italiano.

Quindi lei intende che il diritto alla famiglia per un omosessuale vada inteso come diritto a rimanere accettato nella sua famiglia?

Questo è il senso. Non va interpretato come diritto al matrimonio gay. Vado oltre: lo stesso Papa ha ribadito nel convegno sulla dottrina della fede che la Chiesa chiede il rispetto di tutti ma non si spinge fino ad approvare i “comportamenti omosessuali”. Questi restano condannabili.

Dunque la famiglia è una.

La famiglia è quella creata da nostro Signore, per un cristiano. Ripeto: per un cristiano. Altra cosa è il rispetto della diversità. Francesco ci dice di accogliere e rispettare tutti, pur senza condividere i comportamenti di chi accogliamo. Questo è il confine. Non facciamo dire al Papa parole che vanno oltre la dottrina.

Sennò, lei che rischi intravvede?

Che occorrerebbe trarre le conseguenze di questo presunto sdoganamento etico.

Che sarebbero?

La faccio semplice. Se la Chiesa dovesse condividere e non solo accogliere e “non giudicare”, allora sarebbe di conseguenza costretta ad accettare anche l’utero in affitto, perché nelle famiglie omosex questo accade. Ecco, mi pare che di interpretazioni estensive in estensive si arriverebbe a forzare il messaggio evangelico della tolleranza e dell’accoglienza fino a fargli inserire anche forzature etiche molto pesanti. E non mi pare, nonostante i titoli, che Francesco voglia questo. P.CA.

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