Furti in casa, sgominata la banda del flex 

Quattro arrestati, quattro ricercati per 30 colpi messi a segno a Trento e a Bolzano, arrampicandosi lungo le palazzine


di Paolo Tagliente


BOLZANO. Lunedì, a margine della festa della polizia di Bolzano, il questore Giuseppe Mangini aveva parlato della lunga serie di furti registrati in città, annunciando ulteriori sforzi per fermare i ladri e auspicando una sempre maggiore collaborazione dei cittadini. Ma nelle parole del questore, qualcuno aveva letto anche un implicito annuncio di novità, sul fronte delle indagini. E le novità c’erano davvero. Ieri mattina, infatti, la Squadra mobile di Trento ha presentato i risultati dell’operazione “Black Point” che, condotta insieme ai colleghi della Squadra mobile di Bolzano, ha smantellato un’organizzazione di professionisti specializzati proprio in furti in appartemento. Quattro le persone finite in manette all’alba di giovedì scorso e quattro sono le persone tutt’ora ricercate per una serie di colpi messi a segno a Trento e Bolzano tra i mesi di luglio e agosto e alla fine di ottobre. Trenta i furti attribuiti alla banda, cinque dei quali compiuti a Bolzano, dove risiedono due degli arrestati. I due, cittadini albanesi, garantivano appoggio logistico ai compari - tutti moldavi e albanesi - che salivano appositamente da fuori regione. In Trentino, invece, la base dell’organizzazione era in un appartamento di Spini di Gardolo, poco a nord del capoluogo , affittato a una ragazza affiliata all’organizzazione e anche lei finita in manette. Da quegli alloggi partivano per i sopralluoghi, per scegliere gli obiettivi e poi, serviva anche come base d’appoggio dopo i furti notturni. La merce rubata - gioielli, denaro e oggetti preziosi come borse di marca - veniva rivenduta in tempi brevissimi nell’hinterald milanese. Sempre lo stesso il modus operandi: i ladri si arrampicavano lungo gli edifici, arrivando anche ai piani alti, poi forzavano gli infissi dei balconi ed entravano negli appartamenti. Una volta dentro, portavano via ciò che ritenevano potessero avere mercato, anche aprendo casseforti con la mola a disco. Lunghe e complesse le indagini della Polizia che, condotte con intercettazioni e pedinamenti dei sospetti, hanno evidenziato come le utenze telefoniche utilizzate dai componenti della banda fossero sempre presenti su tutti e trenta i luoghi in cui erano stati compiuti i furti. La svolta è arrivata il 10 ottobre scorso, quando uno degli albanesi è stato arrestato in flagranza di reato mentre cercava di trafugare della merce su un’auto guidata da due complici, allora indagati e anch’essi arrestati giovedì. In quell’occasione era stata anche recuperata gran parte degli oggetti rubati qualche mese prima in un appartamento in via della Cervara, a Trento. A fornire i dati di “Black Point”, ieri mattina, in procura a Trento, c’erano il questore Giuseppe Garramone, il procuratore capo, Sandro Raimondi, e il dirigente della Squadra mobile di Trento, Salvatore Ascione. Otto sono le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti dei partecipanti all’associazione criminale individuata. Gli arresti, eseguiti alle prime ore dell’alba di giovedì, sono stati eseguiti a Trento e Bolzano con la collaborazione della Squadra Mobile di Milano e della Squadra Mobile di Bolzano. Gli arrestati sono stati prelevati dalle loro abitazioni e condotti negli istituti penitenziari di Trento, Bolzano, e Verona. «Le modalità di azione – spiega il vice questore aggiunto Giuseppe Tricarico, dirigente della Squadra mobile bolzanina – sono simili a quelle dei malviventi che stanno svaligiando gli appartamenti del capoluogo, in questi giorni, e nei confronti dei quali proseguono le indagini. Ma la banda sgominata con l’operazione “Black Point” operava a un livello di professionalità sicuramente superiore, anche con l’utilizzo di attrezzature in grado di aprire casseforti». La questura di Bolzano, intanto, consiglia nuovamente tutti di lasciare sempre qualche luce accesa, quando si esce di casa, di chiudere sempre la porta a chiave con tutte le mandate e assicurarsi che qualche vicino ritiri la posta, evitando anche di far sapere ad estranei i programmi di viaggi e vacanze, ad esempio sui social network. E di chiamare il 112 al minimo sospetto.













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