Furti, presa la «banda» delle cassiere

Denunciate due dipendenti, con i mariti avrebbero fatto sparire merce per oltre 300 mila euro e 24 televisori al plasma


di Susanna Petrone


BOLZANO. Per un anno intero hanno saccheggiato gli scaffali dell’Interspar. Non solo: hanno “invitato” amici e parenti a riempire il carrello, per poi farli uscire tranquilli e beati con uno scontrino fasullo. Ma alla fine le hanno “pizzicate” e ora devono rispondere di furto aggravato in concorso. Nei guai sono finite due cassiere bolzanine dell’Interspar di via Buozzi con i rispettivi compagni. Dopo una serie di accertamenti i carabinieri del nucleo investigativo le hanno scoperte e denunciate. Sono accusate di aver rubato 300 mila euro di merce e di aver fatto sparire ventiquattro televisori.

L’indagine. A metà maggio i dirigenti dell’Interspar si sono rivolti ai militari del nucleo investigativo di Bolzano. I funzionari del nucleo per la tutela del patrimonio di Aspiag avevano fatto una scoperta sconcertante durante la redazione del bilancio: mancavano 300 mila euro. Decisamente troppi per passare inosservati, tanto più che, a seguito di un ulteriore controllo, risultavano mancare anche ventiquattro televisori. Gli ammanchi sono fisiologici. Volente o nolente, qualche ladro riesce sempre a farla franca. Ma una somm”falla” simile non era mai stata registrata dalla più grossa catena di supermercati della provincia. I militari dell’Arma, dunque, danno il via all’inchiesta. Sin da subito sono convinti che dietro quella “voragine” ci sia lo zampino di qualche dipendente del supermercato. Effettuano uno screening del personale, iniziando a monitorare i movimenti delle numerose cassiere che lavorano all’Interspar, ipotizzando che le ladre fossero tra loro.

Il modus operandi. Dopo qualche servizio di attenta e discreta osservazione è emerso che tra i tanti dipendenti c’era chi non batteva tutti i prodotti. Anzi, non batteva quasi niente, soprattutto se si presentava alla cassa il marito, l’amica, un conoscente. Quale era il trucco? Semplice: ci si presentava alla cassa con un carrello stracolmo di generi alimentari e la dipendente - facendo molta attenzione - non passava il codice a barre sulla cassa e di conseguenza il valore del prodotto non finisce sullo scontrino. Ogni articolo, grazie al codice a barre, produce un “beep” quando viene passato alla cassa, e alcune confezioni celano bande magnetiche che in caso di mancato pagamento fanno poi suonare l’allarme all’uscita. Ma le cassiere sapevano quale prodotto ne era provvisto e quale no. I televisori, evidentemente, erano tra i prodotti più “sicuri”.

Le denunce. A giugno, dunque, i carabinieri intervengono e fermano una delle cassiere in compagnia del marito: i due erano appena usciti dal supermercato con un carrello pieno di merce con beni di ogni genere, pagata poco meno di 30 euro. In quel caso i due, ignari dell’attività investigativa in corso, avevano fornito risposte piuttosto evasive agli investigatori, che avevano fatto buon viso a cattivo gioco. Nonostante quest’ultimo episodio, la coppia ha continuato nelle settimane successive a rubare generi alimentari. Ad agosto un’altra cassiera è stata fermata dai carabinieri con una spesa del valore di circa 400 euro, che aveva oltrepassato i varchi delle casse senza che fosse stato pagato alcunché. Già, la donna era così sicura di quello che stava facendo che neanche aveva provato a far finta di pagare. Un altro carrello, invece, era stato spinto da una coppia di amici della cassiera: all’uscita dal supermercato i militari dell’Arma, nel controllare i due, li hanno trovati addirittura in possesso della classica “lista della spesa” che era stata loro consegnata dalla cassiera compiacente. E sebbene il valore dei prodotti nel carrello superasse i 400 euro, sullo scontrino risultava che avevano appena speso poco più di 15 euro. Al termine di questo intervento, la cassiera è stata licenziata in tronco e le indagini sono giunte ad una svolta decisiva.

Le perquisizioni. Nei giorni scorsi, a conclusione dell’operazione, i carabinieri hanno effettuato cinque perquisizioni domiciliari a carico di quattro persone: le due cassiere, il marito di una ed il compagno dell’altra. Anche in questo caso i riscontri sono stati positivi: sequestrati mobili da giardino, due televisori ed elettrodomestici vari, del valore di qualche migliaio di euro (e gli altri 22 televisori dove saranno finiti?). Devono rispondere tutti di furto aggravato in concorso. Una delle due cassiere, difesa dall’avvocato Nicola Nettis, sta valutando se impugnare il licenziamento. L’inchiesta è solo iniziata ed è coordinata dal pm Luisa Mosna.

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