pazzo meteo

Gelata, danni gravi ai meli: qualità del raccolto a rischio

I contadini fanno i conti con il brusco calo di temperature. Problemi anche con gli impianti antibrina per la scarsità d’acqua a causa della siccità


di Bruno Tonidandel


BASSA ATESINA. Notte abbastanza tranquilla, quella fra venerdì e sabato, ma pur sempre in stato di allerta. Le sirene dei centri della Bassa Atesina hanno interrotto il sonno dei frutticoltori, seppur sempre vigile in questo periodo, attorno alle 4 del mattino. Le temperature si erano improvvisamente abbassate rasentando lo zero e non c’era un alito di vento. In molti quindi, specie nelle zone più basse del fondovalle, come nei cosiddetti "Paludi" dei Comuni di Cortaccia e Termeno, sono stati azionati gli impianti antibrina, ma con parsimonia.

La falda acquifera infatti, per effetto della siccità autunnale e invernale e alle due notti precedenti di gelo, si sono abbassate. Molti agricoltori infatti sono in grossa difficoltà perché pur disponendo dell’impianto contro il gelo, non riescono ad azionare le pompe per mancanza dell’acqua. Interruzioni di erogazione si sono registrati due notti or sono in quasi tutti i centri della "Bassa" e in questi casi il danno alle colture è addirittura maggiore. Secondo Reinhard Dissertori, presidente del distretto della Bassa Atesina del Bauernbund, il freddo più che gelo, della notte fra venerdì e sabato, non ha provocato danni.

Si definiscono invece "enormi" i danni della brinata della notte fra giovedì e venerdì. Non solo alle colture della Bassa Atesina, viti soprattutto ma anche mele, ma pure in Val Venosta dove il gelo ha colpito duramente i meleti ma anche gli impianti di piccoli frutti, come fragole, lamponi e ribes. Tornando alla "Bassa", sempre secondo Dissertori, le zone di maggior danno - e si parla di 60, 70% fino a 90% di perdita del raccolto - riguardano le "plaghe" basse, le cosiddette "buche" del fondovalle formate dal terreno ondulato, nei Comuni di Termeno, Egna, Salorno ed Ora.

In quest’ultimo centro è andato praticamente distrutto, tanto per fare un esempio, un vigneto dell’Istituto agrario: i tralci delle viti con una temperatura di quasi 5 gradi sotto lo zero, si sono anneriti. Un anziano agricoltore del paese ha dichiarato che un danno simile lo ricorda solo nella primavera del 1950, mentre lo stesso Dissertori ci ha detto che in molti anni di vita nei campi non ha mai visto una strage simile di viti. E questo anche perché la brinata si è accanita sui delicati tralci di uva la cui vegetazione è in anticipo di tre settimane rispetto al decorso stagionale.

È andata un po’ meglio per le mele. Non si avranno infatti ingenti cali di produzione, ma un deprezzamento qualitativo di sicuro. I frutticini di questo periodo, crescendo, riporteranno dei vistosi difetti, come rugginosità, anelli e deformazioni del frutto. E questo lo si potrà notare solo fra qualche mese. Visto che il nostro Pianeta si sta surriscaldando e che avremo anche in futuro autunni e inverni siccitosi, al frutticoltore non resterà che la polizza assicurativa per tutelarsi dei micidiali ritorni di freddo primaverili.













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