Giù le case «storiche», su i condomini

I vicini si lamentano delle «torri», ma è tutto in regola. Si sostituiscono edifici vecchi con stabili energeticamente efficienti


di Davide Pasquali


BOLZANO. Via Cesare Battisti. Via Egger Lienz. Via Mendola. Via Duca d’Aosta. Via Vicenza. Eccetera.Giù la villetta, su il condomionio. È il costruire sul costruito, come ama definirlo l’assessore comunale all’urbanistica Maria Chiara Pasquali, che assieme alla giunta sostiene il modus operandi e apprezza il fatto che finalmente si stia dando una scossa al mercato, seppur ancora con poco coraggio. Qualcosa però si muove. Come funziona? Si abbatte la vecchia villetta e, nel giro di due anni scarsi, si erige un nuovo edificio. Serve a far costruire in una città che non dispone più di terreni vergini. Serve per realizzare edifici energeticamente sostenibili con un surplus di cubatura. Serve per andare incontro al mercato con pezzature apprezzate e contemporanee. Serve - ovvio - per guadagnare. Nonostante ai vicini spesso non faccia piacere trovarsi dinanzi casa una torre al posto della villetta, pare ci sia poco da fare: tutto in regola. Distanze, altezze, densità, puc, tutela architettonica e degli insiemi. Si può protestare per la vista oscurata, ma c’è poco da fare.

Terreni nuovi, in città, non ne esistono. Tutti in attesa di Druso Est, ma ci vorrà ancora del tempo e lì ci sarà l’assalto. L’edilizia intanto langue, e qualche soluzione si deve pur trovare. È vero: ci sono le ristrutturazioni e i risanamenti energetici. I primi però sono interventi dall’impatto economico minimo, mentre i secondi permettono sì ai condomìni di godere di un bonus cubatura da edificare per ripagarsi l’operazione di risanamento, ma, nonostante gli sforzi dell’ente pubblico, fino ad ora hanno generato ben pochi risultati. Troppo difficile mettersi d’accordo fra tutti i condòmini e trovare i soldi necessari. Tutt’altro discorso riguarda le villette: pochi residenti, pochi alloggi, meno gente da mettere d’accordo, spesso un unico proprietario, che magari è un unico erede disinteressato a vivere nella vecchia residenza. Ergo, chi ha le pile per investire acquista, demolisce, ricostruisce, rivende. Le più gettonate sono le viuzze laterali, meno trafficate, più tranquille. I vecchi edifici, carini, amati dai vicini, con tanto verde, pregni della memoria dei rioni, spesso non sono ritenuti di pregio e quindi da tutelare. Né dai proprietari, né dall’ente pubblico. In più, dopo sei, sette, otto o più decenni di vita, mostrano i tutti segni del tempo. Necessitano di pesanti e reiterati interventi di manutenzione, sono costosissimi da gestire, sono tutto tranne che energeticamente sostenibili: soffitti alti, stanze enormi, niente cappotti esterni, isolazioni scarse. Spesso, per non dire quasi sempre, mancano i garage, non c’è l’ascensore, ci sono giardini che nessuno ha tempo o voglia di manutenere. Niente sofisticati sistemi d’allarme, figurarsi i contacalorie ai radiatori.

Il mercato, poi, non è per nulla ricettivo riguardo ai vecchi appartamenti signorili, magari da 150 o 200 metri quadri. Costano troppo, anche per chi può. Costano quando li si acquista, quando li si deve ristrutturare, quando li si deve mantenere, quando li si deve riscaldare e raffrescare.

Alcuni (per ora pochi) imprenditori, che l’assessore Pasquali definisce illuminati, hanno compreso che c’è una via per uscirne: dare al mercato appartamenti in residence tranquilli, in zona semi-centrale, realizzando nuovi edifici con il massimo riguardo per il risparmio energetico, la sicurezza, l’insonorizzazione, la durevolezza, la luminosità. Il tutto possibilmente con terrazze ampie, panoramiche, e pure un attico in cima. Minimo siamo sulla CasaClima A, spesso Nature, a basso impatto su natura, ambiente e quant’altro. Certo, siamo ben lungi dall’edilizia popolare ma, a Bolzano, c’è ancora chi può. Chi può investire e chi può acquistare. In questi edifici, poi, si costruisce in stile modulare: a seconda dei desideri della clientela, ne escono metrature piccole, medie o grandi. E mentre tanti altri alloggi, realizzati senza dare più di tanto retta alla domanda concreta e alle esigenze di chi compra, o non si vendono o nemmeno si finiscono di costruire, queste ex villette vanno via come il pane. Si vende ancora prima di aver cominciato a demolire.

Qualche esempio? Ex banca Raiffeisen ed ex Ip all’angolo tra via Palermo e piazza Casagrande: già in piedi. Villa Erika in via Egger Lienz, sul retro del commissariato del governo: a nulla sono valse le richieste dei Verdi per la sua messa sotto tutela. Ex villetta in via Duca d’Aosta a due passi da galleria Telser, appena finita di demolire. Palazzina grigia accanto alla pizzeria Marechiaro in via Vicenza: si vende ancor prima di demolire. Villetta all’angolo tra via Cesare Battisti e via Virgilio, di fronte a Vini Verona: si vende ancor prima di demolire.

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