Giacomozzi, atti nulli sul danno erariale del sindaco

La Corte dei Conti azzera la richiesta della Procura contabile di 30 mila euro al sindaco di Salorno



BOLZANO. Il sindaco di Salorno Giorgio Giacomozzi può dormire sanni tranquilli. Almeno per il momento. Il procedimento per presunto danno erariale avviato dalla Procura della Corte dei Conti per danno di immagine per la nota vicenda del caseggiato di via Molini, è finito nel nulla.

La Corte (presidente Paolo Neri, consiglieri Enrico Marinaro e Irene Thomaseth) ha dichiarato la nullità degli atti istruttori e processuali relativi al procedimento in corso. In altre parole il lavoro della Procura contabile è stato ritenuto non legittimo sotto il profilo della procedura e delle relative contestazioni mosse al primo cittadino. Il presunto danno erariale che la Procura contabile aveva contestato a Giacomozzi aveva portato ad una richiesta risarcitoria a favore del Comune di Salorno di 30 mila euro che avrebbe dovuto basarsi sul patteggiamento chiesto e ottenuto dal sindaco a 4 mesi di reclusione (con i benefici di legge) nel processo in sede penale con l’ipotesi di accusa di abuso in atti d’ufficio.

«In presenza di un patteggiamento - aveva poi sostenuto per il procedimento della magistratura contabile il procuratore Schülmers - si può ritenere tacita l’ammissione di colpevolezza da parte dell’inquisito». In realtà la Corte ha accolto in pieno le istanze difensive degli avvocati Riz e Durnwalder che avevano concluso auspicando la dichiarazione di nullità di tutti gli atti. E così è stato. In sentenza i giudici contabili hnno rilevato «la carenza dei necessari requisiti di concretezza e specificità» dell’ipotesi di danno erariale.

In effetti la Procura contabile aveva avviato il procedimento per danno erariale nei confronti del sindaco Giacomozzi sulla base di un articolo del nostro giornale del 28 settembre 2011 che però non riguardava il patteggiamento del primo cittadino in sede penale ma era semplicemente la presentazione dell’udienza preliminare che si sarebbe svolta quel giorno con l’accusa di abuso d’ufficio per la richiesta di rinvio a giudizio della Procura.

Sino a quel momento non c’era stata da parte di un giudice penale alcuna valutazione della posizione processuale di Giacomozzi che solo in quella udienza chiese ed ottenne il patteggiamento. «Non si comprende - scrive la Corte dei Conti - come la Procura abbia potuto riscontrare, dal solo contenuto dell’articolo di stampa...quel fumus di illecito erariale atto a legittimare l’avvio di una attività istruttoria». (ma.be.)

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