Gli artisti: «Stimiamo Piffrader, non l’ideologia» 

Holzknecht e Bernardi ideatori del progetto: «Quelle lettere, leggere e libere» Lo storico Di Michele: «Nessuna censura, solo un invito ad approfondire»



BOLZANO. Hanno guardato il Mussolini a cavallo, che ordina «credere obbedire combattere». Hanno pensato a come rovesciare la perentorietà della dittatura. «Siamo arrivati ad Hannah Arendt», la filosofa ebrea, fuggita dalla Germania, che dopo la guerra seguì il processo ad Adolf Eichmann, condensandolo nell’opera fondamentale «La banalità del male».

«Nessuno ha il diritto di obbedire» è la citazione scelta dagli artisti gardenesi Arnold Holzknecht e Michele Bernardi per coprire, ma solo un po’, il bassorilievo di Hans Piffrader in piazza Tribunale. Con la loro idea Holzknecht e Bernardi nel 2011 vinsero il concorso di idee bandito dal presidente Luis Durnwalder per storicizzare il Mussolini a cavallo. Ieri sera hanno visto accendersi la luce su quella scritta. Da artisti sono intervenuti sull’opera di uno scultore come Hans Piffrader. Una scelta criticata da chi, non certo solo a destra, ritiene che l’arte non vada toccata né censurata. Cosa ne pensano? «Forse non è un caso che tra 486 partecipanti al concorso, persone di ogni tipo, abbiano vinto proprio due artisti», rispondono Holzknecht e Bernardi, «Stimiamo Piffrader come scultore, non l’ideologia di quell’opera. Ma non abbiamo compromesso il suo lavoro. Quelle lettere galleggiano nell’aria, sono libere, leggere...». Andrea Di Michele è lo storico che fa parte del gruppo di lavoro del Monumento alla Vittoria, che ora ha elaborato le tabelle esplicative in piazza Tribunale e partecipato al progetto sul Piffrader. Perde la sua pacatezza, Di Michele, di fronte alle proteste del centrodestra: «Ricordo a queste persone che l’allora ministro Sandro Bondi aveva messo il bassorilievo a disposizione della Provincia. Avrebbero potuto farne qualsiasi cosa, anche staccarlo, come si è pensato». Il presidente Kompatscher ha scelto una opzione più morbida, una scritta che fa da contrappunto, ma non copre. Di Michele arriva a dire: «Non solo abbiamo cercato una soluzione poco invasiva, ma la scritta appesa potrebbe essere rimossa. Ci accompagnerà e vedremo... L’idea iniziale dei due artisti era di incastonare lettere di pietra nel bassorilievo. Adesso sono appese. Hannah Arendt ci invita a non dare per scontata l’obbedienza cieca. La scritta stimola la nostra curiosità. Le tabelle al centro della piazza ci invitano ad approfondire». Hannes Obermair, che pure ha fatto parte del gruppo di lavoro (con Silvia Spada, Ugo Soragni e Christine Roilo) è felice: «Possiamo fare da apripista». Uli Prugger, designer della Gruppe Gut che ha seguito il progetto, conferma: «Credo che sia il più grande intervento di questo tipo in Europa. E capisco che ci siano proteste. Sono inevitabili, quando si mette mano a una materia così sensibile». (fr.g.)

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