Gran finale di Zeller, Berger e Palermo
Alla presentazione del libro sul Gruppo Autonomie i senatori rivelano strategie e retroscena
BOLZANO. È stata la legislatura dei record, 22 norme di attuazione e infinite leggi. E l’uscita di scena dei senatori del Gruppo per le Autonomie al Senato, il cuore delle trattative politiche tra Bolzano e Roma, è stata all’altezza. Gran finale, tra retroscena e sassolini tolti, con il capogruppo Karl Zeller, Hans Berger e Francesco Palermo, nessuno ricandidato, protagonisti ieri al Laurin della presentazione del libro «Insieme per l’autonomia» sui 17 anni del gruppo. Accanto a loro Franco Panizza e Maria Elena Boschi, che come ministro prima e sottosegretaria alla presidenza del Consiglio ora, dicono, ha reso possibile il grande raccolto. In platea, diversi ex parlamentari, tra cui Helga Thaler Ausserhofer, che per prima riuscì a costituire il gruppo, diventato negli anni una sorta di club d’élite, con senatori a vita, premi Nobel ed ex presidenti (Giorgio Napolitano firma la prefazione). Avere un gruppo, così Zeller e Palermo, significa avere un fondamentale peso politico, nemmeno paragonabile al gruppo misto. Ecco perché Zeller, se deve scegliere una medaglia, indica l’eccezione nel nuovo regolamento del Senato, che consentirà di avere ancora il Gruppo per le Autonomie e basteranno solo 5 eletti, non 10. «E magari chissà, anche alla Camera in futuro...». A sorpresa, l’appuntamento autocelebrativo è diventato scintillante. Palermo racconta la strategia: «Parlare meno degli altri, incidere di più». Berger ricorda i primi giorni di legislatura, «quando giravamo Roma per cercare i senatori necessari. Zeller mi disse, io faccio il presidente, tu il tesoriere, così abbiamo in mano il gruppo». Zeller quasi soffoca. Berger infierisce: «Era a fin di bene, per l’autonomia. Siamo stati un’ottima squadra. E siccome non possono esserci 20 primedonne, la primadonna era già individuata...». Zeller si arrende. Platea con le lacrime agli occhi. Boschi ricostruisce gli scontri e la stima che si è creata: «Mi mancherete». (fr.g.)