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Gullotta: «Test Invalsi, recuperare italiano e matematica»

Il sovrintendente: «Negli anni ci è stata restituita una realtà in bianco e nero. “Ottimo” l’ inglese e “poco soddisfacente” il resto. Al lavoro per sperimentare l’anno prossimo in sei istituti nuovi metodi di insegnamento»


Valeria Frangipane


BOLZANO. Bene l’inglese. Male italiano e matematica. Da anni le prove Invalsi fungono da cartina di tornasole per verificare lo stato di salute dell’istruzione a livello nazionale e anche della scuola italiana dell’Alto Adige.

E se l’inglese è “ottimo”, in italiano e matematica abbiamo raggiunto risultati “poco soddisfacenti”. Dobbiamo guadagnare terreno. E farlo in fretta.

Lo sa bene il sovrintendente Vincenzo Gullotta che annuncia novità: «Stiamo lavorando per proporre modifiche alle modalità di insegnamento». In sintesi aggiornare i metodi. «Dal prossimo anno scolastico avvieremo una prima sperimentazione in sei istituti, che hanno risposto alla richiesta di collaborazione inviata a tutte le scuole». Dall’analisi dei risultati emerge l’importanza dell’ "indicatore di status economico, sociale e culturale" (Escs): i ragazzi di famiglie più “fortunate” ottengono i risultati migliori.

I test riguardano tre materie.

I test riguardano italiano, matematica, inglese. La situazione migliora col passare degli anni. Nella scuola primaria i risultati di comprensione della lettura (italiano) sono in miglioramento rispetto agli anni passati, pur rimanendo un po’ più bassi della media nazionale sia in II che in V. Nella scuola secondaria di primo grado, la quota di studenti che raggiunge in italiano almeno il livello di adeguatezza (livello 3) si ferma al 55,8%, contro il 61% a livello nazionale. Va un po’ meglio in matematica, materia in cui il 57,1% degli allievi raggiunge almeno il livello 3, a fronte di una percentuale nazionale del 56%. La debacle al termine del secondo ciclo d’istruzione (superiori): per quanto riguarda l’italiano, gli studenti in difficoltà passano dal 42% del 2021 al 47,5% del 2022; più contenuto l’aggravamento degli esiti di matematica: gli allievi con criticità passano dal 44% del 2021 al 45,9% del 2022. Il dato positivo è che gli altoatesini sono tra i migliori a livello nazionale, per quanto riguarda l’inglese.

Ma cosa sono le prove Invalsi ?

Sono rilevazioni. I dati dei test restituiscono una panoramica sullo stato di salute del sistema scolastico e mostrano cosa funziona bene e può essere preso a modello e cosa non va come dovrebbe e su cui è necessario perciò intervenire.

In attesa degli ultimi dati.

La Sovrintendenza è in attesa degli ultimi dati. «Tra poco ci siamo. Luglio - riprende Gullotta - è il mese in cui vengono resi noti i risultati dei test che si tengono nelle nostre scuole tra marzo e maggio. Le classi coinvolte sono la seconda e la quinta della scuola primaria (elementari), la terza media, la seconda e la quinta superiore. Negli ultimi anni ci è stata restituita una realtà in bianco e nero».

Il nuovo progetto.

Come se ne esce? «Con il progetto “Effetto Scuola” - voluto dall’assessore Giuliano Vettorato - Abbiamo creato una cabina di regia, composta, tra le altre, da personalità di spicco del mondo universitario, come Tommaso Agasisti (Politecnico di Milano), Giorgio Bolondi (Unibz) e Matteo Viali (Università di Bologna) ma anche della ricerca, come Francesca Storai e Serena Greco, ricercatrici di Indire e lo stesso presidente di Invalsi, Roberto Ricci».

Per fare cosa? «Individuare i punti di forza e di debolezza dei risultati e proporre modifiche alle modalità di insegnamento, attraverso materiali di lavoro che verranno poi messi a disposizione di tutte le scuole. La prima fase del percorso è stata seguita dal professor Agasisti. E adesso è arrivato il momento più delicato che ci porterà ad elaborare i materiali didattici per consegnare indicazioni specifiche e concrete agli insegnanti. Dal prossimo anno scolastico avvieremo - come detto - una prima sperimentazione in sei istituti che ci permetterà di testare e tarare la validità dei nuovi strumenti che metteremo a disposizione di tutte le scuole».

Il contesto familiare e sociale.

Non si tratta però solo di andare bene in matematica ed italiano. La questione è più delicata e complessa. «Perchè i risultati - dicono Agasisti e Gullotta - possono essere influenzati, nel bene e nel male, da fattori che non dipendono in nulla o per nulla dalla scuola. Gli studenti non sono numeri». “Effetto Scuola” si concentra - infatti - anche su un fattore, legato all'Escs che sta per "indicatore di status economico, sociale e culturale". «Un valore - dice il sovrintendente - che misura quanto incidono sull'apprendimento dei ragazzi le condizioni familiari. Parliamo di status economico, rete sociale, accesso alle risorse culturali come per esempio libri, arte, musica».

Ma esiste un legame “misurabile” tra rendimento e contesto familiare e sociale?

«Sì. Alle primarie (elementari) e medie, in generale c’è un legame tra di chi gode di un elevato status economico, sociale e culturale e che poi consegue un alto punteggio accademico. Questo è evidente quando guardiamo le scuole con i migliori risultati: le classi con punteggi alti hanno un indicatore alto, mentre quelle con punteggi bassi l’hanno basso. Il compito dell'istruzione - conclude Gullotta - è di permettere anche a chi parte svantaggiato di raggiungere buoni livelli di apprendimento».

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