Hockey: Pusteria o Cortina, Mair re di Coppa

Secondo successo consecutivo: il miglior allenatore italiano è lui, senza se e senza ma


Michele Bolognini


BOLZANO. Il re di Coppa ha un sorriso largo così, ma il trionfo se lo gode alla sua maniera: chiede subito il dvd per analizzare la partita dell'Alleghe, prossimo avversario del Cortina in campionato, e il mattino dopo la finale è già al lavoro. Però gongola, eccome se gongola. Perché Stefan Mair sa che il successo in Coppa Italia, il secondo consecutivo per lui dopo quello con il Val Pusteria, certifica una cosa: il miglior allenatore italiano è lui, senza se e senza ma.

Con un Cortina reduce da due stagioni chiuse all'ultimo posto, un budget del 40% più basso rispetto alle "grandi", un ambiente depresso e malinconico, è riuscito a compiere l'ennesimo piccolo miracolo sportivo. Due partite, in semifinale e in finale, non solo rimesse in piedi per i capelli con le reti del pareggio trovate a 35 e 13 secondi dalla sirena, ma anche due prestazioni frutto di autentici capolavori tattici.

La Coppa Italia, tra l'altro, è arrivata dopo avere impallinato proprio Val Pusteria e Bolzano: i primi l'avevano liquidato senza troppi complimenti dopo la finale-scudetto persa ad aprile, i secondi 4 anni fa l'avevano ritenuto ancora poco maturo preferendogli Doug McKay. Insomma, qualche sassolino dalla scarpa potrebbe anche levarselo, ma lui preferisce andare sul velluto: «La vera soddisfazione - spiega - è aver battuto le due squadre più forti del campionato. Piano piano mi sto rendendo conto di quello che abbiamo combinato in questi due giorni».

E sulle partite riacciuffate a fil di sirena, Stefan Mair ha una sua teoria: «Il 70% è fortuna, ma il restante 30% è voglia e determinazione. Abbiamo subito le reti che sembravano condannarci a 100 secondi e 4 minuti dalla fine: chiunque si sarebbe abbattuto, ma noi ci abbiamo creduto sino in fondo. Riguardatevi le immagini del 3-3 contro il Bolzano: nella fuga di Johansson lungo la balaustra c'è tutto questo».

Ma la vittoria ampezzana non è solo cuore, è anche testa: contro il Val Pusteria c'hanno messo un tempo prima di riuscire ad imporre il proprio gioco, contro il Bolzano hanno letteralmente dominato per 40 minuti per poi subire la rabbiosa rimonta dei Foxes. «Abbiamo avuto una settimana per preparare le partite - racconta Mair - e anche questo fa la differenza. Ci manca l'esperienza per reggere 60 minuti allo stesso livello, ma sono orgoglioso dei miei giocatori. Siamo riusciti a non far partire in velocità il Val Pusteria con un forechecking alto, mentre il Bolzano lo abbiamo ingabbiato in zona neutra tenendo la squadra molto compatta e impedendo agli avversari di fare il primo passaggio. Nel secondo tempo della finale ho visto il miglior Cortina di tutto l'anno, semplicemente perfetti».

La ricetta del tecnico altoatesino per rivitalizzare una squadra e un'ambiente che apparivano quasi allo sbando dopo gli ultimi campionati non è basata solo sulla ricerca di transfer-card di valore, ma anche sul recupero dei giocatori locali. «Credo sia fondamentale coinvolgerli nel progetto - commenta - dargli responsabilità, fargli guadagnare il rispetto degli stranieri, farli sentire importanti per la squadra. Cito gli esempi di Adami, al quale in finale ho affidato un tiro di rigore, o di Zandonella, criticatissimo dai tifosi, ma che è diventato un giocatore estremamente prezioso. Anche questo riesce a dare unità al gruppo, e in questo momento è la nostra forza».

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