BOLZANO. Il Pd chiude la stagione di Renzi segretario. Carlo Costa per altri impegni non ha partecipato ieri alla direzione nazionale, che ha preso atto delle dimissioni di Renzi e inaugurato la reggenza di Maurizio Martina. La maggioranza del Pd locale sposa la linea anticipata da Martina.

Così il segretario Alessandro Huber: «Il Pd deve stare all’opposizione. M5S e Lega dimostrino cosa sono in grado di fare». Bene anche, dice Huber, «avere deciso che non faremo un congresso. In aprile ci sarà una assemblea nazionale, che sceglierà il nuovo segretario. Tenere insieme le nostre anime e ricostruire il partito, questa la missione».

A Bolzano come nelle altre regioni il Pd ha perso voti. In Alto Adige alle politiche il Pd è passato dai 28.372 voti del 2013 ai 19.936 del 4 marzo (meno 8.436). Si parla molto di un Pd rinchiuso in se stesso, diventato partito di potere, lontano dai luoghi tradizionali, a partire dalle fabbriche.

Huber, nonostante la candidatura di Maria Elena Boschi voluta da Renzi, rifiuta questa descrizione: «Non scopriamo oggi che il contatto con le fabbriche ce l’abbiano più la Lega e il M5S».

Non è di questo che si parla? «Il Pd preferisce lavorare sui provvedimenti, non sugli slogan elettorali. Gli elettori hanno creduto a chi prometteva il reddito di cittadinanza o a chi indicava gli stranieri come l’origine di ogni male. È certo che dobbiamo comunicare meglio, ma a noi interessa risolvere i problemi, non fare marketing elettorale».

La segretaria provinciale ha affrontato ieri la situazione finanziaria del partito. Il tesoriere Pietro Calò ha presentato un piano di risanamento del debito. Serve un mutuo e Calò ha tre opzioni, di cui una da 100 mila euro. Il denaro serve per accantonare il Tfr dei due dipendenti e per la prossima campagna elettorale. Il problema è che servono le firme di garanzia al mutuo da parte di alcuni esponenti. Finora clima freddo.