I 40 anni del divorzio Il primo fu quello di Adriana Pasquali

La professionista: «Allora ero un’eccezione: ho dovuto combattere contro le idee di tutti quelli che avevo intorno»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. È stata la prima a Bolzano, una delle prime in Italia: quando nel 1970 è entrata in vigore la legge sul divorzio, ha presentato subito la domanda. Quaranta anni fa - ieri ricorreva l’anniversario del referendum voluto dal fronte cattolico per abrogare la legge 898 - Adriana Pasquali, avvocato e già senatrice di Alleanza nazionale, era una mosca bianca. Ma pur sapendo che avrebbe dovuto fare i conti con l'opposizione di tutte le persone che aveva attorno, decise che il suo matrimonio era giunto al capolinea e la fine andava sancita davanti al giudice.

Quanto è durato il suo matrimonio?

«Dieci anni».

Suo marito era d'accordo?

«Non proprio, ma quando venne approvata la legge eravamo già separati da cinque anni».

Perché il suo matrimonio naufragò?

«Per lo stesso motivo per cui finiscono tanti altri matrimoni: litigavamo spesso soprattutto perché avevamo interessi completamente differenti».

Ad esempio?

«Io amavo viaggiare, lui no. Ma non era solo questo il problema».

Quale altro?

«Il vero problema era il mio lavoro. Come accadeva allora, in quasi tutti i matrimoni, sarebbe stato preferibile che non lavorassi. Qualsiasi donna avvocato sa che non dipende da lei l'ora del rientro a casa e questo forse non è sempre capito. In fondo l'uomo è molto maschilista, adesso meno di allora, ma i problemi sorgono anche oggi se la donna ha un lavoro di successo».

Immagino che la sua non fu una scelta facile.

«Assolutamente no. Ho dovuto combattere contro le idee di tutti coloro che avevo attorno: è stato molto difficile anche per me. Ricordo i pianti di mia madre. Mio padre, molto formale e cattolico, mi disse chiaramente: “Te l'avevo detto che eravate troppo diversi e non poteva funzionare, ma l'hai voluto e te lo tieni. Ricordati comunque che se dovessi insistere, la tua vita dovrà essere come quella di una suora”».

E fu così?

«Mi sono scatenata nei viaggi, uno dei motivi delle divergenze con mio marito».

Oggi è la normalità, ma allora la divorziata era un'eccezione: com'era stata accettata dalla società?

«Pesavo che sarebbe stato peggio. In realtà devo riconoscere che ero una privilegiata: avevo un lavoro e amicizie anche tra i colleghi».

Mai pensato di risposarsi?

«Assolutamente no. Quando uno è rimasto scottato dall'acqua calda, ha paura anche dall'acqua fredda».

Nel corso della sua vita professionale ha curato anche molte cause di divorzio.

«Ho lavorato soprattutto nel campo penale. Ma quando sono stata eletta in Senato e facevo la spola tra Roma e Bolzano avevo grosse difficoltà a seguire cause penali, per questo mi sono dedicata di più al diritto di famiglia».

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