I 5 anni delle «Dolomiti Unesco» Bene il turismo, male l’ambiente

Analisi impietosa di Mountain Wilderness. «Un “brand” che funziona come marketing territoriale ma che non riesce a fermare le devastazioni e l’assedio del traffico, specialmente in Alto Adige»



BOLZANO. Cinque anni fa, proprio in questi giorni di fine giugno, l'Unesco apponeva la sua "griffe" sulle Dolomiti considerandole patrimonio mondiale dell'umanità. Un risultato storico, frutto di un lungo lavoro di preparazione per ottenere il prestigioso ricoscimento, di sopralluoghi, di verifiche continue nelle varie provincie che fanno parte dei Monti Pallidi. A distanza di cinque anni com'è la situazione nelle Dolomiti? Sono davvero un patrimonio mondiale dell'umanità? Cosa c'è ancora da fare per renderle effettivamente tali? L'impressione, diffusa, è che la "griffe" dell'Unesco sia rimasta soprattutto un marchio. Importante sicuramente ma "sfruttato" per ora soltanto a fini turistici. Le prese di posizione in tal senso non mancano. Come quella di Luigi Casanova per conto di Mountain Wilderness che ricorda come «dopo la prima visita del Commissario Unesco Graeme Worboys si poteva ritenere che le pubbliche amministrazioni avviassero iniziative concrete, ed in tempi rapidi, per una riconversione culturale e pratica della gestione di un territorio tanto pregiato. Non si tratta infatti solo di mantenere intonsi i territori (rocciosi e verticali in genere) che strutturano il cuore e l’area tampone oggetto della tutela internazionale, ma di investire in un progetto di forte coerenza che allarghi la tutela e l’attenzione conservativa a tutto il territorio montano delle Dolomiti». Ma questo non sta avvenendo. «Tutte le provincie e regioni interessate- continua Casanova - stanno approvando e sostenendo progetti che ledono l’integrità di zone ancora libere ed insistono nel promuovere, con nuove infrastrutturazioni, l’ulteriore antropizzazione e il consumo di territorio e paesaggi dell’alta montagna. Sono contraddizioni ed incoerenze inaccettabili: o si decide che le Dolomiti sono un patrimonio naturale culturale nel loro complesso, che vanno conservate e anche ristrutturate in modo attivo per migliorarne la biodiversità complessiva, o si decide che siano, nel loro insieme, solamente un “brand” finalizzato all’investimento in un banale marchio turistico».

Gli attacchi maggiori, in provincia di Bolzano, sono quelli del bosco distrutto a Sesto Pusteria per realizzare il collegamento fra la Croda Rossa ed il Monte Elmo e della strada verso la malga Antersasc sopra l'abitato di Longiarù in val Badia. Mountain Wilderness ha annunciato la redazione di un "libro nero" dei vari assalti ai Monti Pallidi. Ma come dimenticare il problema dei problemi: quello del traffico soprattutto lungo la strade che portano ai passi.

L'assessore altoatesino Florian Mussner ha annunciato, di recente, di voler studiare -assieme ai vari comuni delle vallate ladine - una strategia comune che punti alla valorizzazione dei Monti Pallidi, liberandoli proprio dall'assalto degli automezzi. Dopo aver provato con l'introduzione - contestata da sempre soprattutto da Trento e Belluno - del ticket, adesso Mussner punta a qualche provvedimento più soft. Riuscirà nell'intento dopo aver bocciato la proposta degli ambientalisti di uno stop al traffico almeno in alcune ore del giorno? Difficile dirlo. Ma lo stesso Mussner si è espresso anche perchè l'Unesco consideri nel patrimonio mondiale dell'umanità anche il gruppo del Sassolungo e del Sella che sono parte integrante delle Dolomiti. «Mi auguro - ha detto - che dopo i sì dei Comuni di Selva e Santa Cristina si possa raggiungere questo obiettivo che è importante». Ma, per avere l'estensione della "griffe" Unesco bisognerà ampliare il parco naturale dell'Alpe di Siusi. In questo contesto c'è da ottenere il benestare del Comune di Castelrotto dove numerosi proprietari terrieri sono del parere contrario.

Insomma le Dolomiti, continuano a godere del marchio che l'Unesco ha conferito il 26 giugno di cinque anni fa. Ma i benefici - allo stato attuale - sembrano soltanto per il settore turistico. Il "marchio" paga, e bene. Ma restano tutti i problemi, e molti sono rilevanti, rimarcati da Mountain Wilderness. Non c'è soltanto il traffico a condizionare il futuro dei Monti Pallidi. Ci sono anche gli attacchi - spesso sconsiderati - al territorio. E c'è, soprattutto, chi vive nel cuore delle Dolomiti e che, in questi cinque anni, di giovamenti non ha avuto neppure il sentore.













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