I big Cinque Stelle: «Bene le espulsioni»

Crimi e Fraccaro: l’estromissione di Perugini «un atto di coraggio» Pronti per il Consiglio: basta con il clientelismo, serve trasparenza


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Basta un solo consigliere. «Basta entrare, ma non ponetevi limiti, potrete essere anche più di uno». Quattro parlamentari del Movimento 5 Stelle sono venuti ieri a Bolzano e Merano per lanciare la lista per le provinciali. «Guardate noi, guardate che terremoto. Siamo la prima vera opposizione in Parlamento, non avevano gli anticorpi e gli stanno saltando i nervi». Il deputato trentino Riccardo Fraccaro ha invitato l’ex capogruppo del Senato Vito Crimi, l’ex capogruppo alla Camera Riccardo Nuti e il bellunese Federico D’Incà, neo vice capogruppo. Obiettivo: espugnare il palazzo, perché non è vero che Bolzano sia meglio di Roma. «Anzi, il clientelismo qui pesa più che nel resto d’Italia, perché sono arrivate molte risorse e risentite di meno del sistema italiano», assicura Fraccaro. Presentazione (poco affollata) della lista nella sala Fronza di via Dalmazia, poi passeggiata di candidati e deputati fino al ponte Talvera, per raggiungere il banchetto della raccolta firme. Infine pranzo al bar Assenzio in centro e partenza per Merano.«Siamo normali, nessuno di noi ha paura di lasciare il Parlamento, perché andremo via comunque: due mandati al massimo e poi si cambia», così Crimi.

Candidati ed espulsi. La lista si è fermata a venti nomi. Non è mai arrivata a trenta, poi si sono aggiunte le prime rinunce, come Andrea Sbironi, l’estromissione di Andreas Perugini, che ha provocato a sua volta la rinuncia per solidarietà di Fabrizio Giorgi e Alois Pirone. I parlamentari avallano l’estromissione di Perugini, classificato secondo nella assemblea che il 1 luglio decise l’ordine di lista. È un giovane militante a sollevare il caso nella sala Fronza. Il capolista Paul Köllensperger ribadisce le ragioni dell’espulsione: «Dobbiamo costruire un team per le elezioni, non c’è tempo per le polemiche. Con Perugini era difficile trovare un accordo. La decisione, messa ai voti, ha trovato solo tre voti contrari tra i candidati ed è passata anche in assemblea». Il ragazzo prova a replicare, il consigliere comunale Claudio Vedovelli lo mette a posto: «Hai fatto la domanda. Adesso siedi e taci».

Per Crimi è come andare a nozze. È stato tra i protagonisti dei «processi» ad alcuni colleghi e rivendica il sistema: «Chi porta all’esterno le polemiche dimostra di non avere capito nulla di ciò che stava facendo. Il movimento è in fase embrionale, dovrà fare scelte difficili». A buon intenditor. Fraccaro annuisce: «Se il gruppo sente di non riuscire a funzionare perché ci sono energie negative, per il bene del movimento vanno prese le decisioni necessarie. Il gruppo ha dimostrato coraggio». Applausi. Sempre ieri è trapelata un’altra crisi interna, che risale a giugno: Alessandro Borzaga aveva chiesto di ristabilire la democrazia nel movimento e puntato il dito contro la coppia Fortini-Vedovelli. Bene o male, la convivenza era stata ristabilita e Borzaga è al secondo posto della lista, «dove ho intenzione di restare», riferisce rientrando da un viaggio in Giappone. Il militante No Tav si è speso per evitare l’espulsione di Perugini: «Che figura stiamo facendo?».

Pronti alla battaglia. Köllensperger riassume il programma per le provinciali (consultabile sul web): «Benessere, partecipazione, onestà, tutela dell’ambiente e tagli ai costi della politica. Ogni eletto guadagnerà 2500 euro netti. I Verdi si vantano che spenderanno 50 mila euro per la campagna elettorale? Il nostro budget è di 50 euro a testa, perché la politica può essere fatta senza soldi». Se eletti, in consiglio provinciale si batteranno per «la trasparenza, la revisione del bilancio con taglio alle spese e rilancio degli investimenti, sostegno alle piccole-medie imprese, lo stop alla svendita del territorio, la democrazia diretta. Valuteremo le proposte degli altri, presenteremo le nostre».

I marziani. I parlamentari raccontano i primi mesi romani. «Il Parlamento è una scatola vuota», riferisce Crimi, «dicono che offendiamo le istituzioni, ma raccontiamo solo la verità. Siamo lì da poco, ma abbiamo già capito che ci sono due poteri da scardinare: la finanza che detta legge dall’estero e l’apparato burocratico interno». Nuti ricorda le promesse vanificate: «In cima alla lista c’era il finanziamento pubblico ai partiti e siamo già al settimo rinvio della legge». Nuti è palermitano: «Ora c’è il totem della stabilità, ma in un Paese stabilmente devastato e occupato dalla mafia tutto occorre, tranne la continuità. Serve il cambiamento».

Da bellunese D’Incà pensa al modello federativo svizzero e spinge per una maggiore collaborazione con il Trentino Alto Adige, a partire dalle infrastrutture con «un anello ferroviario delle Dolomiti».

Stoccata finale di Fraccaro ai colleghi deputati della Svp: «Arrivano il martedì e ripartono il giovedì. Vorrei confrontarmi sull’autonomia, mi giro verso i loro banchi e non li trovo».

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