BOLZANO

I bolzanini a Monaco: «È una città sotto shock»

Alessia Cucinato abita vicino al centro commerciale: «Nessuno esce più»


di Alan Conti


BOLZANO. «Quello è il mio centro commerciale, ci vado a fare la spesa o a mangiare qualcosa ogni tanto. Abito vicino, avevo il terrore sull'uscio di casa». Alessia Cucinato è una bolzanina che da due anni si è trasferita a Monaco di Baviera per fare l'insegnante d’asilo. Vive nei pressi dell'Olympia Park, a due passi da Moosbach, il quartiere dove si trova l'Olympia Einkaufzentrum (Oez). È lì che Ali Sonboly, diciottenne tedesco-iraniano, ha ucciso l'altra sera 9 persone ferendone 16 prima di spararsi. «Si tratta di una struttura molto grande estesa su due piani. Da quello che abbiamo capito dalle ricostruzioni il killer ha cominiciato a sparare dal McDonald's di fronte. Siamo tutti rimasti molto scossi dopo attimi di grande confusione». Nelle ore dell'attentato Cucinato si trovava a pochissima distanza dagli spari. Partiva, infatti, da casa per una serata con amici nel paese di Ottobrunn. «Ero in auto e ad un certo punto sono rimasta imbottigliata nel traffico. Code chilometriche e grande agitazione. Alla radio ho cominciato a sentire le prime notizie, confuse, di quello che stava accadendo. Alcuni amici mi hanno raccontato di aver passato anche cinque ore rinchiusi nei negozi del centro perché la città è stata blindata. Io sono rimasta a Ottobrunn al sicuro. Peccato perché qui si vive benissimo, ma posso dire che qualcosa era nell'aria. Da molti mesi l'immigrazione è aumentata in modo sensibile e l'atmosfera era elettrica. Oggi (ieri, ndr) sembra di vivere in una città spettrale perché nessuno esce di casa. C'è insicurezza, ma ripartiremo».

«Ero a un concerto con la scuola quando, alle 19.30, abbiamo deciso di tornare a casa con la linea della metro U3. L'abbiamo trovata sbarrata con alcuni agenti che ci parlavano di un attentato. Non abbiamo capito esattamente cosa stesse succedendo perché si rincorrevano voci di sparatorie. Ho preso un taxi insieme a un cittadino turco ed un signore che raccontava di avere la moglie chiusa in un bagno mentre fuori sparavano al Glockenbach. Fortunatamente erano falsi allarmi. Siamo passati per la zona della stazione centrale dove arrivavano pattuglie della polizia piene di armi mentre sfrecciavano le ambulanze. Conosco molto bene il centro commerciale Oez e ci vado molto spesso a mangiare una delle poche pizze decenti di Monaco. Poco dopo c'è anche un bel negozio di musica che si chiama “Just For Music”. Una cosa, però, va detta: sappiamo che l'attentatore abitava nel quartiere Maxvorstadt che non è nel modo più assoluto una zona periferica o degradata come ho sentito dire. È un rione residenziale di buon livello».

Senza paura, ma ugualmente difficile la situazione vissuta da Alexa Bresciani. «Ero già in autobus per tornare a Bolzano quando una ragazza mi ha detto che le arrivavano dei messaggi su un attentato chiedendole se stesse bene. A me hanno rubato il telefono da poco quindi non potevo avvertire nessuno. Ero preoccupata per chi mi vuole bene ed era in ansia».













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