I docenti delle Professionali «Non siamo dei privilegiati»

Costituita da 16 «prof» l’associazione Laboratorio, scuola, formazione e lavoro Il portavoce: «I politici ci denigrano, dobbiamo recuperare la nostra dignità»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. «Non siamo dei privilegiati nullafacenti e vogliamo recuperare la nostra dignità di docenti»: Luca Curti, insegnante bolzanino, dopo la costituzione - davanti al notaio - dell’associazione «Laboratorio, scuola, formazione e lavoro» spiega la decisione di metterci la faccia per far capire all’opinione pubblica, ma anche ai politici locali, l’importanza del compito affidato ai professori. L’aumento del carico di lavoro e gli adempimenti aggiuntivi previsti dalla nuova bozza contrattuale per le Scuole professionali e gli ex Istituti musicali non convincono affatto i docenti. «Tocca agli insegnanti attivarsi per recuperare la propria dignità messa più volte in discussione da logiche di risparmio e da una cattiva nomea, piuttosto diffusa, che ci dipinge come privilegiati nullafacenti».

Le critiche alla politica. Curti entra poi nel dettaglio. «I ruoli, le funzioni e le dinamiche di sviluppo professionale degli insegnanti sono al centro di un dibattito che coinvolge da anni la nostra identità complessiva, anche rispetto alle crescenti aspettative sociali e istituzionali. Ciò non toglie, che politici poco lungimiranti perseverino nella loro attività di denigrazione e si soffermino solo ed esclusivamente su possibili tagli. Questa linea di pensiero la ritroviamo anche nella nuova bozza contrattuale per gli insegnanti delle professionali. Vengono richiesti massima flessibilità e aumento del carico orario, il tutto a scapito della qualità dell’offerta formativa».

L’associazione. Di qui l’idea di contare di più anche grazie alla costituzione di un’associazione, nata mercoledì con tanto di atto notarile. Il nuovo team di ”Laboratorio, scuola, formazione e lavoro”, che accoglie al suo interno docenti e studenti, si pone diversi obiettivi. «Prima di tutto pensiamo a tutelare l’istruzione, la formazione e il lavoro che sono strumenti indispensabili per lo sviluppo del cittadino all’interno del contesto sociale, senza trascurare studi e riflessioni sulla condizione della persona in situazione di disagio o emarginazione. L’associazione vuole programmare diverse attività: incontri, convegni, seminari, spettacoli pubblici, manifestazioni che favoriscano lo sviluppo culturale e la partecipazione dei cittadini alla vita politica e all’organizzazione del territorio. Ci prefiggiamo anche di riuscire a essere da stimolo per enti e amministrazioni, per una maggior trasparenza nelle scelte effettuate e negli obiettivi perseguiti. Serve un dialogo condiviso».

Il modello. La lezione del filosofo contemporaneo Lévinas - al quale è stata intitolata proprio la Scuola per le professioni Sociali in lingua italiana di Bolzano - è incentrata sulla scoperta del «volto dell'altro» ed è particolarmente attuale dal punto di vista pedagogico. Ma cosa significa, questo, dal punto di vista pratico? «Innanzitutto - spiega Curti - guardare in faccia i propri alunni, come persone e non come numeri. Quante volte abbiamo sentito dire “un ragazzo da quattro” o “una ragazza da otto”? Dobbiamo, invece, ottenere la loro fiducia all’interno di una sorta di alleanza formativa e farci carico dei loro problemi umani, che spesso condizionano profondamente la loro vicenda scolastica. L'obiettivo dell'insegnante non deve essere quello di trattare tutti allo stesso modo, ma ognuno secondo ciò che è, creando un ambiente eterogeneo». E questo, con l’aumento dei carichi di lavoro, potrebbe non essere più possibile.

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