L'INTERVISTA romina casagrande scrittrice 

I fiori non bastano Se non c’è rispetto l’amore non esiste 

Il mio San Valentino/1. La scrittrice: il rispetto in una coppia implica  fatica perché per rispettare una persona occorre molto ascolto E per quello serve tempo. Capisco i fiori ma sono una scorciatoia 



Bolzano. Vorrebbe fiori per San Valentino? «Mmmm, non lo so...». Romina Casagrande tace per qualche secondo, poi va di corsa: «Penso che a nessuna donna interessino oggi i fiori. Dico i fiori e basta. Tante volte quei mazzi hanno coperto questioni più importanti... Ecco, immagino che tutte noi desideriamo soprattutto sincerità. E poi anche più rispetto. Non c'è sentimento che tenga senza rispetto». E lei di sentimenti , anche violati, se ne intende. Li ha cercati dove nessuno pensava si trovassero. Ad esempio in bambini, e soprattutto bambine, strappati dalle famiglie e mandati a lavorare nei campi in Svevia, Germania. È accaduto fino ai primi del Novecento. Venivano prelevati in val Venosta, qualcuno anche in Valsugana e poi venduti ai contadini di lassù. E, come sempre, la sorte peggiore toccava alle ragazzine. Molte maltrattate, abusate. Alcune di loro, al ritorno, si tolsero la vita.

Tutto questo è raccontato in "I bambini di Svevia" (Garzanti) che ha fatto conoscere Romina Casagrande, meranese, laurea in lettere classiche, insegnante, ben oltre i confini altoatesini, facendone un caso letterario.

Allora, meglio fiori o...?

I fiori non costano fatica. Solo qualche euro. Il resto no.

Cos'è il resto?

Il centro dei sentimenti. Il rispetto implica fatica. Perché per rispettare una persona, non parlo di uomo o donna, ma di persona... ecco occorre molto ascolto. E per quello serve tempo. E quello costa.

Oggi non si ascolta?

Lo si fa molto poco. Oggi si corre. Mi viene in mente quella frase che fece molta polemica, quella del “passo indietro”...

Parla di Amadeus alla presentazione di Sanremo?

Quella. Ma io la indico, quella frase, per un'altra questione: occorre fare un passo indietro per capire chi è l'altro, i suoi bisogni. Serve fermarsi e ascoltare, non correre via facendo finta di aver capito tutto. Certo che in questo caso capisco i fiori. Sono una scorciatoia.

Perché succede?

Siamo tutti in vetrina. È come se ci esponessimo. Pensiamo a come appariamo e ci resta poco per guardare all'altro. O all'altra. Stiamo in superficie.

Cosa servirebbe?

Più educazione. All'ascolto e quindi al rispetto. Certo, si impara ad amare anche con l'esempio. Io, per dire, l'ho avuto in famiglia l'esempio. Altri, meno fortunati, devono compiere sforzi maggiori ma non bisogna fermarsi troppo presto nelle ricerca. Ci sono tante occasioni per mostrare l'amore in concreto.

Ci sono stati passi avanti, penso soprattutto da parte degli uomini?

Non tanti. Non abbastanza.

Cambia la questione da uomo a donna?

Siamo diversi ma fatico a fare differenze. A considerarle oltre le apparenze. Quello che distingue la persona sono i valori. Solo quelli. Ci insegnano il modo di amare.

Lei insegna nelle scuole. Le sembra che tra i giovani stiano arretrando gli stereotipi di genere?

No. Non credo. E non lo vedo. Gli stereotipi resistono. E lo fanno anche tra i giovani e i giovanissimi. Ci sono ruoli, ci sono atteggiamenti duri a morire.

Che si perpetuano...

Di continuo. Immagino che occorreranno un altro paio di generazioni per ritrovarci davvero tutti sullo stesso piano, con le stesse opportunità di esprimerci per quello che siamo. P.CA.

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