I gestori: Bolzano capofila dell’illegalità

Confindustria: «Tolte le slot dai bar, i malati sono cresciuti del 120%. Con la chiusura delle sale la situazione peggiorerà»


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Lo avevamo preannunciato, purtroppo è accaduto: nei bar de-slottizzati di Bolzano sono arrivati i totem. Il capoluogo altoatesino attualmente è il capofila italiano dell’illegalità».

Sono le parole, pesantissime, di Massimiliano Pucci, presidente di Astro, l’associazione degli operatori italiani del gioco lecito, nonché vice presidente di Confindustria Sistema Gioco Italia. «È accaduto anche a Genova e pure a Milano: le restrizioni si pagano in termini di aumento dei giocatori d’azzardo patologici. Bolzano però è decisamente in cima alla classifica nazionale: da quando sono state rimosse le new slot dai bar, i malati di gioco sono cresciuti addirittura del 120%».

Sessanta totem installati e operativi in 46 bar della città di Bolzano nei quali, prima, c’erano slot regolari collegate all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. «È questo il risultato della legge provinciale, in vigore dalla fine del 2012», come sottolineato nei giorni scorsi dall’associazione La Sentinella, che grazie ai propri volontari ha monitorato i locali in città. La legge provinciale di Bolzano, che prevede la rimozione delle slot machine e delle vlt in un raggio di 300 metri dai luoghi sensibili, ha portato, come sottolinea ora Pucci, «all’allontanamento del gioco lecito e l’insediamento del gioco illegale e incontrollato». A questo si aggiunge la preoccupazione «in vista della scadenza delle autorizzazioni oggi vigenti per le sale dedicate al gioco lecito già presenti, che a fine anno non potranno vedersi rinnovato il titolo abilitativo provinciale, se ubicate in aree sensibili».

Bolzano come la regione Liguria e la regione Lombardia - evidenzia ancora Pucci - annovera un dato di implementazione dei malati di gioco patologico dalle 139 unità del 2010 alle 297 registrate al 4 giugno 2015, dato teoricamente incompatibile con gli effetti “fisiologici” delle restrizioni alle installazioni di apparecchi leciti, ma in pratica “scontato” se si considera l’automatica sostituzione che si verifica nei territori de-slottizati quando al congegno controllato, ossia alle slot machine collegate ai Monopoli, si sostituisce un apparecchio privo di autorizzazione, e che in quanto tale si offre ai giocatori senza limiti di sorta».

Ora come ora - prosegue Pucci - «le “coincidenze” sono due: le restrizioni agli apparecchi leciti comportano sia la riviviscenza dell’illegalità, sia il diffondersi del gioco patologico».

A questo punto, dunque, tocca alla «politica doversi far carico di un’operazione di informazione agli altoatesini e di meditazione sulle convinzioni sino ad ora maturate, visto che gli strumenti sino ad oggi ipotizzati per prevenire il gioco patologico, come i molteplici disegni di legge statale e le numerose legislazioni regionali e provinciali, come quella di Bolzano, palesemente non sono in grado di dimostrare alcun effetto positivo». Un dato, conclude, può quindi assumersi per assodato: «La prevenzione sanitaria e la cura dei malati di gioco d’azzardo patologico non è il vero obiettivo che può ancora legittimamente ispirare politiche di restrizione al gioco lecito. Agli altoatesini “informati” l’onere di comprenderne i reali scopi».

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