I guru bolzanini della sicurezza informatica a caccia di personale
La Arrow di via Lancia fattura 108 milioni di euro ma non trova stagisti. «Costretti ad assumere giovani soltanto dal resto d’Italia»
BOLZANO. «Quando in Alto Adige riusciamo a trovare stagisti, per noi è come vincere alla lotteria».
Non li conosce mica nessuno, perché non hanno visibilità diretta sul mercato locale degli utenti finali, dato che studiano soluzioni innovative, le confezionano e le vendono a clienti business (aziende che forniscono aziende) per il 99,9% fuori dall’Alto Adige: Ibm, Hp, Siemens. I loro clienti vendono poi ad assicurazioni, banche, ministeri, compagnie telefoniche. Solo in Italia forniscono indirettamente il 70% del mercato della sicurezza informatica, il tema dei temi nel mondo dell’economia odierna.
Fatturano 108 milioni di euro l’anno, 70 dipendenti, di cui 50 a Bolzano, gli altri su Milano e Roma. L’azienda, fondata a Bolzano 15 anni fa da Federico Marini, è stata acquisita pochi anni fa dal colosso americano Arrow (23 miliardi di fatturato), ma Marini rimane l’ad, coadiuvato dal noneso Roberto Branz, manager della divisione sicurezza; l’altra loro divisione sono le infrastrutture blindate: grandi storager, grandi reti.
Difficile intervistarli: uno è appena tornato da Tallinn, l’altro sta per partire per Lisbona. Sui biglietti da visita hanno scritto: five years out. Tutto ciò che facciamo fra cinque anni sarà da buttare via. Rispetto all’anno scorso sono cresciuti del 23%. Forse l’unica azienda con imprinting italiano fra le top trenta in Alto Adige.
Hanno un unico problema, in via Lancia 6/A: per star dietro al loro trend positivo e soprattutto alla fervidissima fantasia e competenza tecnica degli hacker e ancor più dei delinquenti digitali (a livello mondiale la delinquenza via web oggi come oggi frutta quanto il mercato della droga) servono menti fresche e giovani da alimentare, neolaureati ben formati teoricamente, inglese perfetto (il tedesco è gradito ma nulla di più), tanta voglia di viaggiare. Gente ambiziosa, ossia con l’ambizione di crescere.
Storicamente, dopo 3-6 mesi il 100% degli stagisti è stato assunto. Chi pedala fa carriera e, viste le peculiarità del settore, dove l’iperspecializzazione aggiornatissima è il minimo indispensabile, riceve forte autonomia d’azione. Senza tanti capi.
L’azienda sta a Bolzano «perché va bene essere in giro per il mondo tre giorni a settimana, ma per il weekend si torna». Nel posto, sono parole loro, «più figo del mondo». Qui si respira, si fa sport. Hanno sudato sette camice, a tenere qui la sede. Fornitori e clienti strabuzzano gli occhi: «A Bolzano?» Ma proprio così loro attirano personale: «Respiri aria internazionale, conosci e hai a che fare con gente da tutto il mondo, cresci professionalmente, ti aggiorni costantemente, ti occupi di attività ultra innovative». Ma poi, al sabato vai a sciare. In azienda ci sono numerosi trentini, ma pure romani, napoletani, siciliani. Disposti a venire quassù, anche se la vita a Bolzano costa assai. Se sulla piazza milanese i curriculum sono millanta e il problema è vagliarli, a Bolzano stappano lo champagne quando ne arriva anche uno solo. Giovani preparati, con studi di livello elevato anche all’estero, ne esistono ben. Ma una volta partiti, difficilmente tornano, temendo di non poter fare carriera. O cercano di sistemarsi in quelle quattro aziende sudtirolesi note anche al grande pubblico.
E così, la Arrow è costretta a stressare i propri dipendenti, perché non trova altri stagisti neolaureati che abbiano voglia di investire tre o sei mesi della loro vita per capire se il lavoro gli piaccia o meno.
Dunque, l’azienda si trova in questo collo di bottiglia. Grandi potenzialità di crescita, manca personale per attuarle. Si rischia di dover trasferire attività su Milano o Roma.
Un problema che in Alto Adige esiste anche in altri ambiti - inutile citare la drammatica situazione dell’Asl, a caccia di almeno cento medici e altrettanti infermieri. Piazza piccola, poche lauree tecniche, mancanza di capacità linguistiche (inglese), poca o nulla disponibilità a muoversi, a viaggiare.
Qui manco servirebbe il tedesco. Tre quattro giorni a settimana si resterebbe a casa dalla mamma, con poche spese. C’è gente che fa avanti e indietro tutti i giorni da Brunico. Gente che sale dalla Sicilia.
Ma bolzanini, pochetti anzichenò.
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