BOLZANO

I provinciali altoatesini: «Prima i soldi, poi il resto»

Moggio (Gs): «Quindici milioni non bastano per il rinnovo. Pronti a trattare su venerdì corto e modifiche normative»


di Massimiliano Bona


BOLZANO. Sul venerdì corto i sindacati dei provinciali, che martedì si sono incontrati con il direttore generale Hanspeter Staffler, tengono la porta aperta. Anzi, spalancata. Ma non hanno intenzione di chiudere accordi, almeno fino a quando non sarà risolta la parte economica. E i 15 milioni che mette sul piatto la Provincia per il 2015 sono considerati pochi. La Provincia vorrebbe risolvere invece prima una serie di questioni normative in sospeso, dalla maggiore flessibilità per il part-time ai congedi parentali. In questa fase, delicata, le parti stanno cercando di non rompere, nella speranza di trovare un accordo accettabile da sottoporre ai lavoratori.

Gianluca Moggio, presidente del Gs, il sindacato più rappresentativo del pubblico impiego, pretende più chiarezza dalla controparte.

Come definirebbe questa fase della trattativa dopo la rottura del 2015?

«Siamo nella palude e stiamo cercando di uscirne tutti assieme. L'impresa non è facile ma nemmeno impossibile se ci si mette il giusto impegno».

Cosa vi differenzia dalla controparte?

«Noi vogliamo affrontare e risolvere prima la parte finanziaria mentre la Provincia ritiene necessario discutere innanzitutto una serie di questioni normative ancora sospese».

Il direttore generale Staffler ha dichiarato che potrebbe esserci margine per aumentare i famosi 15 milioni di euro grazie al bilancio di assestamento a maggio. Può bastare?

«Da questo punto di vista la Provincia non brilla per chiarezza. Martedì ci è stato detto che non si sa nemmeno se ci sarà un bilancio di assestamento. Ho la sensazione che la giunta preferisca non mettere ancora tutte le carte in tavola. E noi, in questo momento, vogliamo e dobbiamo dare un segnale ai dipendenti».

Che segnale?

«Devono essere create le condizioni per chiudere, almeno per un biennio, la parte economica. Quindici milioni per migliaia di dipendenti non bastano. A meno che non si voglia arrivare alla rottura. A Trento mi pare che le proposte abbozzate dall'esecutivo siano decisamente più vantaggiose per i dipendenti».

Detto dei soldi, che sono pochi (visto che i contratti sono fermi dal 2010), quali sono i nodi da risolvere sulla parte normativa?

«Abbiamo dato a Staffler la nostra disponibilità a parlare della trasformazione delle indennità dei dirigenti – ma anche dei coordinatori e dei direttori sostituti – in elemento fisso della retribuzione. Sul piatto ci sono anche la normativa sulle assenze e i congedi parentali, la maggiore flessibilità sui part-time e il prolungamento delle misure per il contenimento della spesa».

E come entrerà in questa trattativa il venerdì corto?

«Da parte nostra c'è piena disponibilità a ragionarci, ma prima va approvato il contratto di intercomparto e poi quello di comparto. Ci vorranno ancora alcuni mesi».

Cosa vi ha promesso Staffler?

«Che farà un altro giro di consultazioni in giunta provinciale e poi ci rivedremo».

La soluzione delle questioni sospese sulla parte normativa potrebbe sbloccare la parte economica?

«Si, se la giunta provinciale riuscirà a mettere sul piatto altri fondi».

E l'idea del venerdì corto?

«Ci piace ma è solo una delle questioni sul piatto».

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