L'appello

I volontari del cibo in Alto Adige: «Non arriveremo alla fine dell’anno» 

Le imprese alimentari costrette a produrre evitando al massimo le eccedenze, così però i magazzini degli empori solidali - presi d’assalto - si stanno svuotando. Il Banco Alimentare: «Comune e Provincia sensibilizzino le aziende. Servono più donazioni»



BOLZANO. L’emporio solidale di Volontarius in piazza Mazzini non è l’unico ad essere in difficoltà perché le scorte sono in esaurimento. In panne anche chi raccoglie derrate alimentari sul territorio, come il più grande distributore di cibo ai poveri, il Banco Alimentare.

Conferma Christian Bacci, dei Cacciatori di Briciole: «Durante il lockdown c’è stato tutto un fervore, un iperlavoro: avevamo cibo, tanto, a volte esageratamente; abbiamo tentato in tutti i modi di salvarlo dal bidone. Poi c’è stato un periodo più calmo, con le aziende che iniziavano a tirare la cinghia, perché dovevano recuperare le perdite a bilancio. Adesso siamo nella fase peggiore. Le aziende continuano giustamente a risparmiare, ad evitare esuberi. Stanno tutti molto attenti a non produrre troppo. Anzi producono meno, non vogliono dover avanzare cibo invenduto. E anche chi acquista per rivendere è molto oculato, tende a comprare lo stretto necessario. Piuttosto guadagnano un poco di meno, ma non vogliono buttare via soldi». Tutti attenti a non sprecare.

Contenti, anzi, per niente

«Noi - prosegue Bacci - di questo minor spreco siamo felici, orgogliosi: finalmente si sta molto più attenti. Ma, se si unisce questo al folle rincaro dei prezzi, ciò ha come conseguenza che non riusciamo a trovare fonti di approvvigionamento per l’emporio». La raccolta è scesa del 10-20%, ma le persone da sfamare sono aumentate in maniera vorticosa. «Anziché riuscire a sopperire all’aumento, abbiamo meno disponibilità di prima». Ieri Bacci aveva poco tempo per dare retta all’intervistatore: tutta la mattina a contattare per email aziende alimentari. «Chi normalmente ci dava e in questo periodo è... fermo». Si sollecita. Si tenta di sensibilizzare. Della serie: prima di buttare ricordatevi di noi. Ci sono aziende che, nonostante la pandemia, hanno mantenuto buoni fatturati. Ora le si scongiura di effettuare qualche donazione al Banco alimentare. «Chiediamo loro di mettersi una mano sul cuore».

Una situazione attesa

Bacci non è stato colto da un fulmine a ciel sereno. «Già dall’inizio della guerra era abbastanza sicuro cosa sarebbe successo ma, personalmente, pensavo si sarebbe arrivati fino a fine anno. E invece...» Oltre all’aiuto agli ucraini, «sono cresciute le famiglie che prima stavano abbastanza bene e adesso non ce la fanno più. Col Covid molti erano arrivati al limite avendo perso il lavoro, ma poi, riprendendo l’attività, si erano risollevate. Adesso sono in crisi».

Politica non assente ma lenta

L’assessore al sociale Juri Andriollo ha anticipato che sta cercando soluzioni alternative perché il bilancio municipale non consente grandi interventi. Vorrebbe trovarle presso gli imprenditori. Anche l’assessore provinciale Waltraud Deeg ha chiarito che si dovranno trovare delle soluzioni, perché oltre all’aiuto per il rincaro delle bollette serve anche un aiuto alimentare. Bacci è speranzoso, in attesa, «ma occorre trovare soluzioni subito, altrimenti non arriviamo a fine anno».

Banco in panne

Nel corso di una recente riunione con  Deeg, il Banco Alimentare ha chiarito: magazzini praticamente vuoti. Lo conferma Giovanni Vultaggio. «Nel periodo dell’emergenza pandemica il Comune ci ha aiutato moltissimo, ora le nostre giacenze di magazzino sono diminuite parecchio». Scarseggiano anche gli aiuti comunitari, i cosiddetti Fead. L’andamento è legato ai contratti fatti a livello nazionale e internazionale, la macchina è rigida, poco elastica, molto burocratica; fa difficoltà ad adeguarsi alle urgenze. È in grado di gestire la routine, ma qui siamo ben oltre, anche se l’Agea, l’agenzia nazionale, si è molto attivata per venire incontro.

«Il problema grosso - conclude Vultaggio - è che alla fine della fiera ci sono tantissime richieste sul territorio mentre le donazioni sono diminuite. Chiediamo a Comuni e Provincia di aiutarci, sollecitando le aziende del settore alimentare a donare di più. Potrebbe aiutare una campagna in cui si ricordi agli imprenditori che ci sono dei vantaggi di natura fiscale, per chi dona cibo». DA.PA.













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