Bolzano

Il bar Resia è in vendita: «Ma ci piange il cuore» 

A Don Bosco da 45 anni: Nadia Weissensteiner lascia lo storico ritrovo dopo 35 anni di lavoro. Il locale è stato aperto nel 1977 da Sigi e Hedwig: da allora è un riferimento per la vita del quartiere



BOLZANO. Il bar Resia è in vendita. Quarantacinque anni da vero punto di riferimento non solo del quartiere, ma anche dei camionisti che un tempo transitavano di qui, degli operai dei cantieri, mentre intorno Don Bosco cambiava e nascevano Casanova e Firmian. Non è detto che chiuda tanto presto, di offerte al momento non ce ne sono. Ma la proprietaria, Nadia Weissensteiner, ha bisogno di ridurre l’orario di lavoro. E i figli hanno altri progetti, vogliono mettersi alla prova in altri ambiti. Così da qualche settimana c’è un cartello, sul dehors che attutisce i rumori del traffico. In vendita.

Oggi al bar lavorano Nadia Weissensteiner e i suoi figli Matthias e Alexandra De Zordo. Danno una mano anche il marito, Walther De Zordo, e la madre, Hedwig Lantschner, vedova del compianto Siegfried (Sigi) Weissensteiner. Sono stati loro, Sigi ed Hedwig, ad avviare 45 anni fa quello che in breve tempo sarebbe divenuto una colonna portante del quartiere Don Bosco. Trapiantata in una zona densamente italiana, questa famiglia con le radici in val d’Ega ha creato davanti alla chiesa di San Pio X un ritrovo dove il bianchetto delle undici si accompagna ai dolci della tradizione sudtirolese. Tutti fatti in casa. Le feste di Natale, quella per il trentennale nel 2007, trenta fusti di birra per la domenica dell’Adunata degli alpini nel 2012, ordinati da Heidi Weissensteiner, sorella di Nadia e di Petra.

«Quando chiuderemo faremo una festa di quelle indimenticabili», sorride oggi Nadia Weissensteiner. Al bar Resia ci lavora da 35 anni, una vita. «Ho sempre amato questo posto, mi piange il cuore a pensare di andare via», dice. Per motivi di salute deve trovare più tempo per sé. Si sveglia alle 5 e alle 5.15 è già al bar, aperto dalle 6 alle 20. I figli vorrebbero trovare la loro strada, in particolar modo Matthias, che ha studiato da cuoco al Savoy e sogna di fare esperienza nelle grandi cucine degli alberghi e dei ristoranti, a Bolzano, in provincia, all’estero.

Dicevamo, di offerte per il momento non ce ne sono. Seduti a un tavolino all’aperto, tre habitué fanno capire quanto si sta bene qui: «Un’ottima clientela di brave persone, gente educata. E poi il servizio è meraviglioso, il locale è sempre pulito e la cucina è quella di casa, sincera». Non sarà facile rilevare il bar dei Weissensteiner, che ha storia, clientela e posizione, punto di riferimento anche per i dipendenti di Telecom ed Edyna. «Un periodo critico c’è stato», ora forse Nadia si riferisce a quando i ladri addormentarono lei ed Heidi per derubarle. Brutti ricordi da mandar giù con un boccone di torta. Lei riprende: «Abbiamo fatto una scelta. Se con le persone usi correttezza, se le fai sentire benaccette e se fai bene il tuo lavoro, le persone saranno corrette con te e apprezzeranno il tuo impegno».

È mezzogiorno. Il bar Resia comincia a riempirsi di lavoratori in pausa. Non siamo nei bistrot della zona industriale, quelli da centocinquanta coperti. Nadia passa tra i tavoli con il blocchetto, Matthias si inabissa in cucina. Che sia tra due mesi o fra due anni, prima o poi la gestione Weissensteiner finirà. Chissà chi verrà dopo di loro. S.M.













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