Il "boia di Bolzano" Seifert si rompe un femore il carcere, l'avvocato: "E' troppo vecchio, deve uscire"

L'ex criminale di guerra nazista meglio noto come il ''boia di Bolzano'', è caduto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere



ROMA. Michel 'Misha' Seifert, 86 anni, l'ex criminale di guerra nazista meglio noto come il ''boia di Bolzano'', è caduto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, dove è rinchiuso, e si è rotto il femore: la notizia è stata confermata dal suo legale, l'avvocato Paolo Giachini, secondo cui la situazione dell'anziano ex caporale delle SS ''non è più sostenibile. E' vecchio e malato. Non può restare ancora in carcere''.

Seifert - nato a Landau, in Ucraina - è stato condannato all'ergastolo per gli efferati crimini compiuti nei campi di Fossoli e di Bolzano. E' lui, stabilisce la sentenza, il sanguinario 'Misha' che con l'inseparabile 'Otto' (Otto Sein, 'irreperibile') seminò il terrore tra i deportati.

Secondo le accuse mosse a Seifert, almeno 11 internati del campo di concentramento sarebbero stati uccisi a pugni e a bastonate, oppure lasciati morire di fame. L'ex SS abitava in Canada, a Vancouver, dal 1951. Il 24 novembre 2000 venne condannato all'ergastolo dal tribunale militare di Verona, sentenza poi diventata definitiva.

Il 15 febbraio 2008 è stato estradato in Italia. ''Seifert - dice l'avvocato Giachini, lo stesso legale di Erich Priebke - sta male davvero: soffre di fobie, è infermo, non riesce a camminare. La scorsa notte è caduto mentre cercava di andare in bagno e si è rotto il femore. Ora si trova nell'ospedale di Caserta. Noi ormai da due anni spieghiamo che non puo' restare in una cella senza assistenza''.

Secondo il legale, nei confronti di Seifert (ma anche di Priebke) è in atto ''una persecuzione da parte di settori estremisti della comunità ebraica romana che hanno instaurato un vero e proprio clima del terrore che ha portato a negare nei loro confronti sia i diritti umani che quelli previsti dal codice''.

''Noi confidiamo molto - aggiunge Giachini - nell'attuale magistrato militare di sorveglianza che ha dimostrato di volersi interessare del caso di Seifert, senza pregiudizi. Chiederemo nuovamente che il problema sia affrontato seriamente e che in un modo o nell'altro una persona in quelle condizioni fisiche e psichiche non stia piu' in cella. A nostro avviso, dopo la sospensione della pena - conclude il legale - dovrebbe essere accolto in una struttura di accoglienza a spese dello Stato, in attesa che possa tornare in Canada, dove si trovano i suoi familiari''.













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