Il Cai Alto Adige: «Gestione in comune con l'Alpenverein per i 25 rifugi alpini»

«Siamo per la toponomastica bilingue o trilingue nelle vallate ladine, come da Statuto», così il riconfermato presidente Broggi


Maurizio Dallago


BOLZANO. Segnaletica di montagna e rifugi alpini: questi i 2 temi più politici di cui si è discusso ieri all'assemblea del Cai Alto Adige. «Siamo per la toponomastica bilingue o trilingue nelle vallate ladine, come da Statuto», così il riconfermato presidente Broggi. «Siamo sempre disponibili alla gestione unitaria Cai-Alpenverein dei 25 rifugi passati dallo Stato alla Provincia, ma sottolineo che qui non siamo forestieri, essendo nati in questa provincia: l'Alto Adige è casa nostra e queste sono le nostre montagne», afferma Giuseppe Broggi davanti alla platea dei delegati. Il messaggio è chiaro, sia sui toponimi che sui rifugi.

Il Club alpino italiano non vuole essere solo spettatore e chiede il rispetto delle norme statutarie, anche per quanto riguarda la segnaletica di montagna. «Ci aspettiamo di conoscere la relazione della commissione che ha operato nell'ambito dell'accordo Fitto-Durnwalder, perché su questo argomento non devono esserci soprusi. Allo stesso tempo abbiamo cercato e trovato l'accordo sui 25 rifugi da gestire insieme all'Avs, ma poi è stato bloccato tutto da Durnwalder, adesso vediamo cosa succederà», sottolinea il presidente del Cai Alto Adige. Su questi rifugi, la giunta provinciale ha appena prorogato di un anno - il 2011 - la concessione al Cai, in attesa di definire chi dovrà prenderli in consegna dal 2012. Durnwalder punta ad una società mista composta da Cai, Avs, ma anche dalla Provincia, anche se ancora non c'è stato un incontro tra la parti che metta nero su bianco l'accordo.

Diversa la questione del rifugio «Bolzano al Monte Pez» di proprietà della sezione Cai di Bolzano e su cui non ci sono ancora decisioni definitive in merito, ovvero se tenerlo, oppure darlo alla Provincia in cambio di altri rifugi, magari più interessanti da un punto di vista alpinistico. «Ci piacerebbe essere riconosciuti finalmente come vera associazione alpinistica del territorio e le sezioni che hanno avuto in gestione queste strutture non sono state trattate in modo corretto dalla Provincia», ancora Broggi, secondo il quale «Palazzo Widmann non ha riconosciuto l'ottimo lavoro di manutenzione e di conduzione, fatto in oltre 80 anni di gestione di questi rifugi da parte del Cai». Dalla Provincia solo una lettera raccomandata per avvisare che le concessioni scadevano a fine 2010 e che nulla era dovuto dall'ente pubblico al sodalizio alpinistico. Per questo motivo il Club alpino ha dato incarico ad un legale per tutelarsi sui beni, arredamenti ed attrezzature, presenti nei rifugi.

«Solo una forma di autotutela perché il Cai Alto Adige resta in ogni caso sempre disponibile a trovare un accordo di collaborazione per la gestione unitaria dei 25 rifugi, sul modello di quanto fatto per il servizio di elisoccorso provinciale con l'Alpenverein», evidenzia Broggi, chiudendo sulla segnaletica di montagna: «Voglio ribadire che il Cai Alto Adige ha sempre sostenuto e sostiene tuttora che le indicazioni debbano essere bilingui e trilingui nelle valli ladine: questo per una questione di rispetto delle popolazioni che vivono in Alto Adige e soprattutto dello Statuto d'autonomia che è legge costituzionale».

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