Il carcere di Ian e Tobias «Patiamo la fame e la sete»

I due altoatesini sono ancora detenuti in Thailandia: «Vogliamo tornare a casa» Le scuse per il vilipendio: «Sapevamo delle zanzare, non della morte del re»


di Alan Conti


BOLZANO. Con il volto nascosto dalle grate della prigione di Krabi in Thailandia Ian Gerstgrasser (18 anni) e Tobias Gamper (20) tornano a chiedere scusa, stavolta anche all’Italia, per il vilipendio alla bandiera del Paese asiatico. Lo hanno detto durante una breve intervista rilasciata all’inviato di Repubblica.it che ha raccolto la loro testimonianza da dietro le sbarre. Torneranno a Naturno perchè il giudice thailandese ha decretato la loro espulsione assieme ad una condanna di sette mesi ed una pena pecuniaria di circa 100 euro a testa. La sanzione è già stata pagata, ma resta il problema dei tempi. Potrebbero passare anche diverse settimane per concludere tutte le pratiche e, fino ad allora, Gerstgrasser e Gamper rimarranno a Krabi. Solo gli ultimi giorni torneranno a Bangkok prima dell’imbarco sull’aereo. Sempre e comunque da prigionieri. Dormendo sul pavimento. «È dura - dicono - perchè patiamo la fame e la sete. Vogliamo solo tornare a casa il più presto possibile». La Farnesina, però, ancora non ha notizie sulla data del rientro ed i tempi potrebbero dilatarsi.

Krabi doveva solo essere una tappa del loro viaggio. «Volevamo passarci 4 o 5 giorni per poi spostarci a Koh Pangan e Koh Samui. Poi quella sera è accaduto il fatto e tutto è cambiato». Ecco, cosa è successo? «Eravamo arrivati in un locale da sbronzi e abbiamo chiesto ad un ragazzo con il tuk tuk (un taxi a tre ruote) di portarci in un posto dove potessimo ballare e bere ancora qualcosa. Siamo arrivati al Number One di Krabi dove c’erano solo thailandesi. Ad un certo punto abbiamo scambiato qualche parola con una ragazza e siamo stati cacciati via con uno spintone. Eravamo davvero ubriachi fradici». La spinta del gestore fa cadere Gerstgrasser a terra scatenando la rabbia dei due ragazzi. «Avevamo in mente una piccola vendetta e abbiamo staccato le bandiere. Alcune persone ci hanno fermato mostrandoci il video e rimproverandoci. Ci hanno lasciato andare e sembrava tutto finito. Poi sono arrivati i poliziotti». In un racconto su Facebook, però, lo stesso Gerstgrasser aveva fornito una versione diversa prima di dover consegnare il cellulare alle autorità. «Abbiamo chiamato noi la polizia per farla intervenire nel locale che ci aveva allontanato - scriveva - e loro hanno arrestato noi. Non sappiamo perchè. Il Number One di Krabi è orribile: per l’entrata ci hanno fatto pagare 100 bath anzichè 20 come pattuito. Abbiamo discusso anche per quello». Fatta la conversione si tratta di una diatriba nata per una differenza di appena 2,14 euro.

Quel che è sicuro, comunque, è che entrambi avevano ignorato le raccomandazioni dell’Ambasciata italiana a Bangkok sul rispetto dei simboli nazionali pubblicate nell’ottobre 2016 per tutti i turisti. A maggior ragione dopo la morte del re, ma i due giovani altoatesini non sapevano nemmeno della morte del sovrano. «Avevo letto qualcosa sugli spray per le zanzare e su qualche malattia. Non sapevo che fosse mancato il re» ammette candidamente Gamper che sta studiando in Austria per diventare insegnante di educazione fisica ed è al terzo esame universitario dopo due bocciature.

Non c’è dubbio neppure su cosa abbia portato i due ragazzi ad un gesto che i thailandesi hanno condannato con forza su tutti i social network. «Eravamo ubriachi fradici. A bere si commettono delle stupidate, ma noi amiamo la Thailandia e ne rispettiamo la cultura. Non sapevamo dell’importanza che avesse per loro la bandiera». Però c’era la volontà di fare un dispetto dopo un litigio. «Ci scusiamo anche con l’Italia per quanto accaduto. Siamo davvero pentiti. Purtroppo non ci siamo resi conti ed ora attendiamo solo di tornare a casa».

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