Il co-housing fa cultura, Oltrisarco rione modello 

I 22 giovani inquilini del Rosenbach hanno un’idea per ricostruire la fiducia Commercio di vicinato, teatro, luoghi del cuore. E ci sono anche gli scacchi  


di Sara Martinello


BOLZANO. Cè fermento in piazza Nikoletti, a Oltrisarco. In quello che nello scorso luglio ha smesso di essere un convitto ora vivono 22 giovani che con 130 euro al mese riescono ad aggirare i proibitivi affitti bolzanini e a fare un’esperienza fuori dalla casa dei genitori, nel Cohousing Rosenbach. Sono stati selezionati in base a due criteri: l’età, che deve essere compresa tra i 18 e i 35 anni, e la residenza continuativa in Alto Adige da almeno cinque anni. «Cercavamo persone adatte a vivere in un contesto di cohousing e ad accogliere progetti innovativi nel contesto socioculturale della città», così Teresa Pedretti, direttrice di Irecoop Alto Adige. «Persone con l’obiettivo di costruirsi una vita domestica e sociale al di fuori del contesto familiare, capaci di individuare i bisogni anche non espliciti del quartiere e desiderose di mettersi in gioco attraverso attività di volontariato. Forse a qualcuno sembrerà strano, ma la cultura fa parte degli strumenti di welfare: è una necessità che corre su un binario diverso rispetto all’assistenzialismo e al sociale. Qui cerchiamo di fare cultura per Oltrisarco». Gli inquilini del Cohousing Rosenbach possono risiedervi per un anno e poi rinnovare il contratto per altri dodici mesi, a patto che permangano i requisiti di ammissione (quindi chi compia 35 anni non può beneficiare del rinnovo). Così, con una permanenza massima di due anni, si favorisce il ricambio. In più seguono un corso di progettazione fondato sulla cittadinanza attiva, cosa che rende triplice l’esperienza del Rosenbach: alla già citata cittadinanza attiva si affiancano il volontariato e l’autonomia abitativa. Al fianco di questi giovani è sempre presente Vladi Martello, intermediario tra Irecoop e Cohousing Rosenbach.

I progetti nati in piazza Nikoletti sono i più svariati, ma tutti mettono al centro il rapporto col quartiere. Demis Meloni, Jakob Leo Gafriller, Federico Greco, Simon Irsara e Lazar Drakulovic intervistano bambini, adolescenti, adulti e anziani per farsi raccontare i luoghi di Oltrisarco e realizzare così un breve documentario da proiettare nel quartiere, concentrandosi su come può cambiare la percezione del territorio urbano a seconda dell’età. Per riportare le persone al negozio sotto casa, valorizzando il commercio di vicinato e ricreando una rete di rapporti che nel tempo si è disgregata, Lisset Prado e Gianpaolo Giangrande gireranno dei piccoli spot in cui mostrare le relazioni tra commercianti e clienti. A proposito di commercio: “La tua spesa pesa”, questo lo slogan inventato da Simone Di Renzo, Nicholas Santini, Jousouf Bajraktari, Michele Cavicchioli e Omar Saliu Ba, che aiuteranno gli anziani a portare a casa la spesa. Di Rienzo spiega così il progetto: «Vogliamo creare un clima di fiducia e stimolare la nascita di amicizie, anche per chi ha problemi di autonomia. Saremo presenti in tre supermercati a rotazione, in date e fasce orarie prestabilite». Un intento analogo è quello che muove Katrin Tartarotti e Asia De Lorenzi, che istituiranno una mostra-racconto con cui permettere ai più giovani di dialogare coi più anziani, di chiedere consiglio su diversi aspetti della vita. Lazar Drakulovic, che sta studiando per diventare istruttore di scuola guida, aiuterà gli ospiti della Casa Freinademetz, della Caritas, a conseguire la patente: «Di solito la patente è richiesta per lavorare, e il lavoro è un primo passo verso l’integrazione». È in cantiere anche uno spettacolo teatrale su optanti e migranti, ispirato dall’opera di Eva Pfanzelter “Option und Gedächtnis”. Lo ha elaborato Stefan Graziadei, che vuole dare voce alle migrazioni che nel corso del secolo hanno interessato Oltrisarco. La logopedista Elena Petrella, invece, insieme all’associazione Mutilati della voce ha intenzione di girare alcuni videotutorial con le tecniche usate per parlare dalle persone che hanno subìto un’operazione alle corde vocali. E poi c’è il gioco: Florian Brunner e Oliver Stilin, studenti alla Lub, hanno in mente un grande torneo di Watten, tipico gioco di carte altoatesino, preceduto da un corso per imparare a giocare. «Sarà un’occasione per incontrarsi, per parlare del quartiere e delle esigenze di chi ci vive. Al corso dedicheremo tre giornate negli spazi dell’associazione Vispa Teresa, in via Maso della Pieve». Per i più raffinati c’è il progetto di Alexander Benvenuto, membro dell’Arci Scacchi Bolzano, che pubblicherà in un piccolo volume le storie, le amicizie, le sfide nate intorno alla scacchiera. Presto presenterà il progetto agli abitanti del quartiere. «Ho appena perso contro un dodicenne - dice serafico -, a dimostrazione che gli scacchi sono un gioco intergenerazionale. E anche interetnico: all’estero è molto diffuso». Silvia Decarli, Christiane Gruber e Veronika Schwienbacher, infine, terranno un laboratorio creativo bilingue impiegando materiali di riciclo, in collaborazione col centro giovanile Vintola 18. Per cominciare a favorire l’interazione tra i quartieri, creando una rete urbana che (ri)parta proprio dal piccolo, dal vicinato.

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