Il corpo ritrovato è quello di Fabrizio 

L’esame del Dna compiuto dai carabinieri del Ris ha spento le ultime speranze di trovare vivo il giovane bolzanino



BOLZANO. Ormai non ci sono più dubbi. Ormai anche l’ultimo barlume di speranza s’è spento, soffocato dai freddi dati del Dna: il corpo recuperato in mare domenica, di fronte al golfo di Cugnana in Sardegna, è quello di Fabrizio Rocca, il ventitreenne tecnico informatico scomparso da Porto Rotondo nella serata del 14 maggio scorso. A dare la notizia, attorno alle 16 di ieri, è stato Gianfranco Piscitelli, presidente dell'Associazione Penelope Sardegna, sul suo profilo Facebook: «Purtroppo una attesa brutta notizia: il corpo rinvenuto in mare è proprio dello scomparso Fabrizio Rocca. Conferme dal DNA. Ci uniamo affettuosamente al dolore della famiglia. Riposa in pace Fabrizio, che la terra ti sia lieve. Un grazie a chi ha dato il massimo impegno nel cercarlo». Il mistero legato alla scomparsa del giovane bolzanino si risolve così nel peggiore dei modi. Un mistero iniziato la serata del 14 maggio scorso, lo stesso giorno in cui Fabrizio era arrivato a Porto Rotondo. Aveva iniziato a lavorare nel residence in cui alloggiava, il Bouganville, per installare nuovi software e nuovi hardware in grado di proteggere la struttura da attacchi hacker . Alla madre, sentita al telefono attorno alle 20, aveva detto di essere molto soddisfatto. Sia di quanto fatto sia delle offerte di lavoro che gli erano arrivate turante il giorno, affinché lavorasse in altre strutture turistiche della zona per proteggerne reti e banche dati. Quella sera, però, aveva anche rivelato di avere forti dolori addominali e la mamma, giustamente preoccupata per il possibile aggravamento di una appendicite diagnosticata tempo, lo aveva consigliato di rivolgersi alla guardia medica. Per recuperare i documenti dall’ufficio del custode della struttura, Fabrizio aveva cercato di sfondare la porta con un estintore. Ma non ce l’aveva fatta, si era sporcato con la polvere estinguente e si era recato al porto per lavarsi. Da quel momento, di Fabrizio si erano perse tutte le tracce. La mamma, Raffaella de Rosa, era scesa in Sardegna il giorno successivo e aveva seguito ogni istante delle ricerche, partite in maniera massiccia, prima in mare e poi anche nel centro turistico, dove ci sono centinaia di appartamenti turistici ancora chiusi, e nell’entroterra coperto da macchia mediterranea. Erano stati trovati alcuni vestiti, i calzini, un testimone aveva riferito d’averlo incontrato in spiaggia, la sera stessa della scomparsa. Qualche giorno dopo, un avvistamento nella zona di Punta Lada aveva riacceso le speranze. Ma era stata un’illusione breve che non aveva più avuto riscontri. Le autorità avevano deciso di ridurre drasticamente le unità impegnate nelle ricerche, ma mamma Raffaella s’era battuta per continuare con altri volontari, per andare avanti con forze nuove. Domenica pomeriggio, però, è arrivata la prima devastante notizia: gli uomini della Guardia Costiera di Olbia recuperano un corpo nelle acque intorno all'isola di Soffi, tra la Costa Smeralda e Porto Rotondo. Il cadavere è rimasto diversi giorni in mare ed è sta in avanzato stato di saponificazione. Non è più riconoscibile, ma le caratteristiche fisiche dell’uomo ripescato lasciano davvero poche speranze: la salma è quella di un uomo di statura alta, oltre il metro e 90. Come Fabrizio. Ha delle ferite al capo. Ma servono certezze e l’esame del Dna è l’unico a poterle dare. E ieri, i carabinieri del Ris di Cagliari che hanno eseguito l’esame hanno dato la risposta che tutti temevano: quel corpo è di Fabrizio. Fabrizio non c’è più. E così, mamma Raffaella, partita per cercare il giovane figlio, avrà invece il terribile compito di riportarne il corpo a Bolzano e di organizzarne i funerali. L’incubo durato quasi un mese è finito, ma è finito come nessuno avrebbe voluto. È finito, lasciando spazio ad un abisso di dolore e disperazione. (p.t.)













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