Il fienile distrutto dalle fiamme

Favogna. Il rogo, dovuto probabilmente a un corto circuito, è arrivato a lambire il maso Haselberg



FAVOGNA. Oltre cinque ore di lavoro, per un totale di quasi un centinaio di vigili del fuoco volontari impegnati a vario titolo e quasi due chilometri di “manicotti” per far arrivare l’acqua. Sono questi i numeri del furioso incendio che si è sviluppato ieri mattina, una manciata di minuti dopo le 8, nel fienile di un maso a Favogna. Incendio che, bene sottolinearlo subito, fortunatamente non ha provocato danni alle persone, ma che, come detto, ha denuto impegnati a lungo molti uomini dei corpi volontari dei vigili del fuoco della zona, che hanno di fatto domato le fiamme attorno a mezzogiorno e poi hanno comunque lavorato ancora un paio d’ore per essere sicuri che qualsiasi focolaio fosse debellato e si potesse tornare a valle in sicurezza.

L’allarme, come detto, era scattato pochi minuti dopo le 8, lanciato da Bernhard Stimpfl, proprietario del maso “di Sopra” in località Haselberg, a Favogna di sotto, dal cui fienile ha iniziato a uscire fumo. La sirena dell’allarme, in valle, ha rapidamente mobilitato diversi corpi di pompieri volontari della zona: le sezioni di Favogna, Penone, Cortaccia, Cortina, Corona, Magrè, Termeno ed Egna hanno mobilitato i loro uomini disponibili, arrivando a far salire a Favogna un centinaio di operatori. Con loro, in ottica preventiva, anche le ambulanze della Croce bianca di Salorno e i carabinieri di Cortaccia.

In quota ci si è ben presto resi conto che le fiamme erano partite dal fienile del maso di Bernhard Stimpfl e rapidamente si erano allargate alla vicina stalla (dalla quale si era riusciti a far uscire i 24 capi di bestiame, mettendoli in salco) e le prime ipotesi facevano ipotizzare che a innescare il rogo possa essere stato un cortocircuito; meno probabile un problema a uno dei due trattori parcheggiati nel fienile e di fatto i primi a prendere fuoco.

A rendere complicato il lavoro dei pompieri volontari, la mancanza di un “allaccio” valido per il rifornimento idrico e così si è dovuto lavorare a suon di manicotti, arrivando, in soldoni, a innestare una rete di tubi di quasi due chilometri, per poter andare a pescare l’acqua dal laghetto di Favogna e con quella lavorare allo spegnimento dell’incendio. Qualche problema lo ha creato anche la temperatura, fino alle 11 sotto lo zero, ma il lavoro dei vigili del fuoco è stato perfetto, portando prima a spegnere la base del rogo, appunto il fienile che era la parte superiore dell’area deposito nella quale erano parcheggiate le due macchine agricole.

Il gran lavoro dei pompieri ha consentito di creare uno sbarramento, concretizzando l’obiettivo principale dell’opera di spegnimento, ovvero innanzitutto evitare che l’incensio si estendesse al maso, che non ha subìto danni anche perchè distante qualche metro dal blocco fienile - stalla .

Ultimate le operazioni di spegnimento, e con la sicurezza che tutti i focolai erano ormai spenti e non costituivano nuovi pericoli, è rimasto il lavoro necessario a cercare di stabilire con sicurezza le cause dell’incendio, come detto individuate con forte probabilità in un corto circuito.(al.sc. & b.t.)

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