«Il lavoro festivo va limitato» 

La Cgil: l’Unione commercio lanci un appello ai suoi. Il contratto parla del 30% di domeniche lavorate


di Davide Pasquali


BOLZANO. L’Unione lancia una joint venture con la camera di commercio nord tirolese: ci si ispirerà al modello austriaco per elaborare una proposta di legge da adottare in salsa altoatesina. Si parla ovviamente di lavoro domenicale da ridurre drasticamente, lasciando spazio a poche eccezioni: località turistiche in alta stagione e alcune (poche) festività. Gli imprenditori non ci stanno, dall’Aspiag a Podini (Twenty). Ci sarebbe da attendersi un plauso dei sindacati, che però non arriva.

«Prendiamo atto di questa joint venture con gli austriaci - commenta Maurizio Surian, coordinatore regionale Filcams Cgil - ma rimango piuttosto meravigliato. Noi da tempo chiediamo in primis che si trovi un accordo con le parti sociali, ma ci è sempre stato risposto che non era possibile, vista la legislazione nazionale. Ora leggiamo di questo tentativo. Non sappiamo se si tratti di una sparata tanto per dire o cosa. Perché tre anni fa cercammo di essere coinvolti per trovare un accordo sulle domeniche e ci venne risposto picche». Surian si chiede se adesso sia cambiato qualcosa. «Mi pare che a livello nazionale non si sia legiferato al riguardo... Per carità, se ora si vuole guardare a nord lo si faccia, però ricordo ancora che, come sigle sindacali unite, in quattro abbiamo scritto più volte alla giunta, e il presidente Kompatscher ha sempre risposto che l’ostacolo della legislazione nazionale non permetteva di muoversi». I sindacati piuttosto si sarebbero attesi una forzatura sul lavoro festivo: «L’Unione commercio potrebbe lanciare un appello ai suoi: nelle festività, laiche e religiose che siano, stiamo fermi, teniamo chiuso». E invece non accade.

I sindacati da anni sono impegnati a dire che le aperture 52 domeniche su 52 non portano a nulla. Lo confermano i grandi gruppi: il lavoro domenicale non aumenta i fatturati, li sposta. «Mi stupisce molto la presa di posizione di Podini, il quale si lamenta che non si tutelino i dipendenti della ristorazione e del turismo, che parimenti lavorano la domenica. Il populismo va di moda... Come imprenditore Podini dovrebbe conoscere la campagna nazionale Cgil sul lavoro festivo nel turismo. E come imprenditore dovrebbe guardare quanta occupazione stabile si sia creata al Twenty, quanto pochi siano gli altoatesini che vi lavorano, dovrebbe anche guardare a chi affitta i negozi, perché si moltiplicano i casi di aziende che rinnovano due tre volte i contratti a termine con la promessa di stabilizzare e poi non se ne fa niente, piccoli e medi imprenditori poco seri, mancato pagamento di retribuzioni e/o straordinari». Il sindacato ha chiaro in mente che non si può tornare al paleolitico, «ma gli imprenditori come Podini dovrebbero interrogarsi su che tipo di messaggio lanciano, su che società vogliono. Fanno finta di non sentirci, su questo aspetto. Facile lamentarsi dell’ecommerce, tutti bravi a fare proclami. Più difficile fare discorsi seri e articolati. I lavoratori hanno diritto di stare a casa nei festivi e, per quanto riguarda le domeniche, tutti si dimenticano di cosa dice il contratto: al massimo il 30%. E non dimentichiamo che alla domenica mancano i servizi di supporto a chi ha figli o genitori da accudire».













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