Il marito arrestato per omicidio

Bolzano. Era notte fonda quando Mustafa Zeeshan, pizzaiolo pakistano domiciliato a Versciaco per lavoro, ha varcato il portone blindato del carcere di via Dante a Bolzano. L’uomo è indagato per...


Mario Bertoldi


Bolzano. Era notte fonda quando Mustafa Zeeshan, pizzaiolo pakistano domiciliato a Versciaco per lavoro, ha varcato il portone blindato del carcere di via Dante a Bolzano. L’uomo è indagato per omicidio volontario pluriaggravato. Sulla carta rischia una condanna all’ergastolo. È accusato di aver ucciso senza pietà la moglie Fatima Zeeshan di 28 anni dopo un probabile litigio dai toni forti avvenuto la sera di mercoledì. Quella sera il presunto omicida non lavorava in quanto usufruiva del riposo settimanale. Nessuno per il momento sa che cosa sia effettivamente accaduto in casa. Resta il fatto che la mattina successiva l’uomo non si è presentato al lavoro nel ristorante turistico (“Helmhotel”) a pochi passi dalla stazione a valle della funivia per Monte Elmo. Ha però avvisato i colleghi che la moglie era stata male ed era deceduta. Subito dopo ha lanciato l’allarme anche al 112 che ha subito inviato un equipaggio sanitario del 118 con medico al seguito. Purtroppo per Fatima, che era all’ottavo mese di gravidanza, non c’era più nulla da fare. Secondo una prima valutazione necroscopica la donna sarebbe morta diverse ore prima, probabilmente nel corso della notte. Tra i vicini di casa (nel residence turistico vivono altri pakistani impiegati come lavoratori stagionali in strutture alberghiere della zona) nessuno avrebbe però avvertito la coppia litigare. Che la donna sia stata uccisa è comunque un fatto dato per certo. Per oggi la Procura ha disposto l’autopsia sulla salma. Nella sua relazione, il medico intervenuto ha segnalato che al suo arrivo la donna era riversa sul letto matrimoniale a faccia in giù. Sul corpo sono state rinvenute numerose ecchimosi provocate dalle percosse. La giovane Fatima (che sarebbe stata costretta a non uscire quasi mai di casa e a non coltivare amicizie in paese) sarebbe stata colpita più volte a calci e pugni per poi essere definitivamente asfissiata sul letto con una forte pressione esercitata sul collo. Chi l’ha uccisa non ha avuto alcuna considerazione neppure per la vita che portava in grembo. Il bambino avrebbe dovuto nascere a fine febbraio. Vicino al letto è stata trovata una rilevante macchia di sangue ormai raggrumato. Al momento dell’intervento del medico la salma della giovane donna era fredda ed aveva raggiunto un primo livello di rigidità, dimostrazione delle ore trascorse dopo il decesso. Mustafa Zeeshan non ha voluto spiegare cosa sia accaduto. In un primo tempo ha solo cercato di difendersi affermando di non essere lui il responsabile della morte della moglie, poi - anche in presenza dell’avvocato Marco Lo Buono (difensore d’ufficio) - si è chiuso a riccio e non ha più risposto ad alcuna domanda. In forza dei forti indizi a suo carico, la Procura ha però deciso di disporre il fermo per pericolo di fuga e di inquinamento delle prove. L’uomo è stato così accompagnato nel carcere di Bolzano. Sarà il giudice Emilio Schönsberg ad occuparsi del caso già a partire da lunedì, giorno in cui è stata fissata l’udienza di convalida. Nelle prossime ore la Procura potrebbe contestare all’indagato anche il procurato aborto. Sulla base dell’articolo 593 ter del codice penale, Mustafa Zeeshan rischia una condanna (oltre che eventualmente per l’omicidio) anche per aver interrotto la gravidanza della moglie (all’ottavo mese). In caso di morte della madre, per chi provoca l’interruzione della gravidanza con azioni dirette a infliggere lesioni alla donna è prevista una condanna da otto a sedici anni .















Altre notizie

Attualità