Il «Noi» si allarga: 20mila mq di spazi per imprese e laboratori 

In via Volta. L’incarico della progettazione dei due nuovi “moduli” affidato ad un gruppo di 5 architetti altoatesini Previsti investimenti per 120 milioni di euro. I due lotti segnano l’espansione del polo tecnologico verso Bolzano sud


PAOLO CAMPOSTRINI


Bolzano. Si chiamano “moduli”. In realtà non scherzano: uno, il d2 , è di 21.200 metri cubi e ne misura più di 10mila in metri quadri di superficie; l'altro, il d3, di metri cubi ne fa quasi 19mila e quasi 10mila di superficie.

Espansione verso sud

È la Bolzano dell'innovazione che si espande così, con questi volumi, verso sud. Messi insieme, sono quasi un quartiere. Anzi, senza quasi. Sono queste le dimensioni con le quali il Techpark “Noi” si prepara a a crescere e un po' tutti con lui.

E chi si getterà in questa impresa di allargamento del polo tecnologico di via Volta è uno studio di architetti bolzanini, Walter Pardeller, Michael Scherer, Josef Putzer, Roberto Busselli, accanto a Wolfgang Simmerle. I primi quattro, sono già stati impegnati in grandi opere infrastrutturali, come la caserma dei vigili del fuoco a Bolzano, il Polo di San Giacomo o l'ospedale di Merano e di Bressanone. L'anno scorso hanno poi concluso la complessa riqualificazione, anche paesaggistica e architettonica del Grieserhof che, da allora, ha smesso di essere solo una classica casa di riposo per diventare anche snodo di attività urbane e pure sede di un museo sugli antichi scavi intorno alle vestigia romane della Gries imperiale.

I due nuovi lotti

È stata la giunta provinciale ad assegnare l'incarico dopo una lunga ricerca tra i possibili candidati. E a settembre gli architetti firmeranno la lettera di formalizzazione. Tempi? Per il primo modulo è stata fissata la data: estate del 2023. L'anno dopo, nel 2024 sarà terminato anche il d3. La pianificazione di questi nuovi lotti non è una decisione estemporanea, è l'essenza strutturale stessa del parco tecnologico. Che ha appena concluso la realizzazione delle sue componenti “istituzionali” pubbliche, tra centri di ricerca di Università, Eurac ecc. e si avvia, con questi moduli a procedere con la sua parte privata. Che poi, fin dall'inizio doveva costituire la base anche politica della grande operazione in Zona: il pubblico a fare da traino come messa a disposizione dei laboratori ma poi le aziende private a riempire il Noi di lavoro, produzione, innovazione così da far da motore a tutto il sistema economico altoatesino.

Ora che è stato affidato allo studio bolzanino autore del Grieserhof con l'altro architetto Simmerle l'incarico per costruire i moduli, è stato pure deciso da cosa saranno riempiti.

Spazi per le imprese

Il primo, il D1, sarà destinato quasi esclusivamente a laboratori e uffici per le imprese private, il secondo a laboratori per la produzione e conservazione della frutta e della verdura e anche alla elaborazione di prodotti a base proteica seguiti da strutture come Open Lab di Laimburg. Ed è probabile che in questi moduli possa trovare posto anche il ristorante della costruenda facoltà di Ingegneria che il piano di espansione “Noi” prevede di installare all'altezza della rotonda di via Volta, nella parte verso ovest del Techpark. Questi due moduli sono in sostanza, la punta avanzata di una espansione che dovrà procedere sempre più speditamente verso sud. Occupando di volta in volta gli spazi ormai liberi verso via Ipazia e via Ebner, nel quadrante meno sfruttato della Zona. E diventare il simbolo di una nuova occupazione della stessa da parte di imprese che, si spera, offriranno lavoro e ricchezza alla città, come già fece la vecchia Zona industriale rispetto alla Bolzano degli anni Trenta/Quaranta.

Investimenti per 120 milioni

La Provincia per questa operazione ha investito 120 milioni di euro. Una spesa che era stata giudicata sovradimensionato nelle prime fasi di elaborazione del progetto ma che ora viene percepita nelle sue giuste dimensioni di investimento strategico per il territorio. Ricordiamo che il nucleo progettuale originario, comprensivo della riqualificazione anche di facciata delle vecchie fabbriche dismesse e poi il Black monolith centrale come nucleo del Noi e infine lo schema dei moduli di espansione a sud era stato elaborato da un altro studio di architettura bolzanino, quello di Claudio Lucchin.

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