L'intervista

Il nuovo presidente del Cai: «Gite e rifugi, dateci le regole» 

Carlo Alberto Zanella, 70 anni, al vertice della sezione altoatesina. Gli obiettivi: «La pandemia ci ha fatto perdere iscritti. Purtroppo tra gli italiani manca il senso di appartenenza al sodalizio. Dobbiamo spiegare che il Cai non è solo montagna». Nessuna donna nell’esecutivo


Antonella Mattioli


BOLZANO. «Ho un’ambizione: lavorare per avvicinare di più il mondo italiano al Cai. Bisogna puntare assolutamente sui giovani, se vogliamo avere un futuro. Dobbiamo pubblicizzare meglio la nostra attività che non è solo montagna, attraverso gli organi d’informazione tradizionali e i social». Carlo Alberto Zanella, 70 anni, residente ad Appiano ma iscritto alla sezione di Bolzano, è il nuovo presidente del Cai Alto Adige. È stato eletto con 18 voti; 7 in più del suo sfidante Gianni Zapparoli, bolzanino, iscritto alla sezione di Appiano. Zanella subentra a Claudio Sartori che come vice fa parte della giunta esecutiva assieme a Maurizio Ruaz. Tra i principali sostenitori di Zanella, Riccardo Cristoforetti, storico presidente della sezione di Bolzano.

Lei assume la guida del Cai Alto Adige in un anno che si annuncia ancora difficile.

Un anno di pandemia ha portato purtroppo ad un calo degli iscritti del 5% nel 2020 e del 2% quest’anno a causa dell’interruzione delle nostre attività. Attualmente abbiamo circa 6 mila iscritti. Contro i 50 mila della Sat trentina e i 72 mila dell’Alpenverein.

Il fatto che il gruppo italiano sia in costante calo, è sufficiente a giustificare quest’enorme divario.

No. Purtroppo il gruppo italiano ed in particolare a Bolzano sente poco o niente il senso di appartenenza. Io voglio lavorare nei prossimi tre anni per far passare il messaggio che Cai non è solo sinonimo di montagna, ma è anche difesa dell’ambiente, cultura che passa, tra le altre cose, attraverso la salvaguardia del bilinguismo sui sentieri di montagna. Noi - prima che arrivasse la pandemia - organizzavamo bellissime serate al Teatro di Gries, ma tranne che in occasioni speciali, la sala era mezza vuota; a Trento hanno la coda fuori. Eppure il nostro programma non ha nulla da invidiare al loro. Sa qual è uno dei problemi?

Quale?

Che spesso gli italiani di Bolzano conoscono poco del territorio che li circonda. Non sanno che senza muovere la macchina in un attimo si è in mezzo alla natura.

Età media del vostro sodalizio?

Tra i 55 e i 60 anni. Per questo dico che bisogna puntare sui giovani. Magari proponendo anche un tipo di offerta diversa. Perché se gli over 50 apprezzano le escursioni; i più giovani preferiscono bici e arrampicata. Nel 2019 a Bolzano avevamo la coda fuori dalla sezione per i corsi di roccia.

L’attività del Cai come quella di qualsiasi altra associazione, punta a mettere insieme più persone, per fare gite in alta quota, escursioni, corsi. Tutte iniziative che sono sinonimo di assembramento. Come se ne esce?

Assieme all’Alpenverein abbiamo chiesto alla Provincia regole chiare anche per l’organizzazione di gite e la riapertura dei rifugi: la stagione parte in genere da metà giugno. Già l’anno scorso i gestori si erano dotati di tutti gli strumenti per garantire agli ospiti la massima sicurezza. Quest’anno per andare in un rifugio serve il tampone rapido? Se necessario si farà anche quello. L’importante è ripartire. L’interesse da parte della clientela c’è: la scorsa estate le montagne sono state prese d’assalto.

Una curiosità: com’è possibile che né nella giunta esecutiva né tra revisori dei conti e probiviri, in tutto 11 persone, non ci sia una donna?

Oggi sono tantissime le donne che vanno in montagna; noi ne abbiamo diverse nelle commissioni, purtroppo solo una -Alice Pilati di Egna- alla guida delle sezioni e nessuna negli organismi che lei ha appena citato. Le donne hanno già molti impegni e spesso e volentieri non hanno il tempo per accollarsene di altri.

Scusi, ma a Trento la presidente e le prossime due vice sono tutte donne.

Lo so e io sarei il primo a sostenerle se fossero disposte a mettersi in gioco.

Per fortuna che non aggiunge “se sono preparate”.

Non lo aggiungo, perché so che lo sono. Ed è per questo che ritengo inutili le quote rosa.

Quindi la prossima presidente del Cai Alto Adige sarà una donna?

Me lo auguro.

Un’ultima domanda: a suo tempo si era molto battuto per la difesa della toponomastica sui sentieri di montagna. Com’è la situazione oggi?

Il discorso, ovviamente, è politico, ma mi pare che l’Alpenverein stia facendo un buon lavoro. Bisogna però costantemente vigilare perché i cartelli siano sempre bilingui.













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