Il Pd prova a fare la pace sul segretario

Al vertice di ieri sera spunta un compromesso: Di Fede alla guida, Randi presidente dell’assemblea provinciale



BOLZANO. Nel Pd ieri sera è saltata fuori la proposta di mediazione che potrebbe mettere fine a una settimana di veleni sulla elezione del nuovo segretario provinciale. Ne hanno discusso i tre candidati delle primarie Liliana Di Fede, Mauro Randi e Luisa Gnecchi.

L’appuntamento chiave è però per oggi pomeriggio, quando si riunirà per la prima volta la nuova assemblea provinciale, che voterà, salvo sorprese, il segretario. Con dubbi e tentativi di rilancio, il compromesso è stato ieri passato ai raggi x. Non c’è ancora il via libera, i gruppi si sono presi qualche ora, ma i segnali sono positivi.

Il compromesso è stato partorito quando hanno superato la soglia di allarme le proteste degli iscritti, con mail e telefonate tanto al partito che ai protagonisti dello scontro. E quando ai piani alti della Svp hanno iniziato a fumare le orecchie. «Adesso basta, ci serve un alleato affidabile: mettetevi d’accordo», è il messaggio recapitato a chi deve intendere nel Pd.

E così sono spuntati alcuni pontieri. Persone come Christian Tommasini nel gruppo di Liliana Di Fede e Paolo Berlanda per Randi.

La proposta portata ieri in riunione da Tommasini è stata costruita partendo dal fatto che alle primarie Liliana Di Fede ha ottenuto il 51% dei voti, Randi il 41% e Luisa Gnecchi il 7%, ma la sindaca di Laives non ha raggiunto la maggioranza dei 35 componenti dell’assemblea. Con una ripartizione di 17 eletti per Di Fede, 15 per Randi e 3 per Gnecchi il partito è spaccato in due e solo l’assemblea potrà votare il segretario, scegliendo tra Di Fede e Randi. Il compromesso ipotizza una sorta di co-gestione, come chiesto da Randi, ritagliata su un partito in cui la maggioranza supera di poco la minoranza. Lo schema vede Liliana Di Fede segretario e Randi presidente della assemblea provinciale. Non sarebbero nominati vicesegretari, mentre prima del voto Liliana Di Fede aveva indicato Carlo Costa e Cornelia Brugger per questo ruolo. La segreteria avrebbe 8 componenti (segretario compreso), di cui 4 con Di Fede, 3 indicati da Randi e 1 da Gnecchi. La presidenza di Randi e la segreteria così suddivisa dovrebbero garantire la condivisione delle scelte nel partito. Come noto, la principale accusa di Randi è che il Pd sotto la segreteria di Antonio Frena si è mosso con decisioni prese tra poche persone e nessun coinvolgimento, o quasi, della assemblea. Tra le condizioni poste ieri c’è il ritiro dei ricorsi e la caduta di ogni veto sulle persone che entreranno in segreteria. Una riposta alla richiesta di Randi, che sottolineava «serve discontinuità». ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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