Il questore: Talvera, non servono recinti

Carluccio: «La risposta non può essere solo repressiva. Servono più servizi, più bar, più eventi e più illuminazione»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Dalla questura ai Prati del Talvera il passo è breve. «Li ho visti la prima volta che sono arrivato a Bolzano - dice Lucio Carluccio - e ho capito dov'ero». Verdi e liberi, ecco cosa sono i prati.

E, per il questore, così devono restare. «Recintarli? No, vi prego. Non facciamolo. Non sarebbero più loro. Una sconfitta, chiuderli». Ma, dottore, è cambiato tutto, risse, inseguimenti anche lì... «Allora: non facciamo - risponde - come chi indica la luna e guarda il dito. Quello che è accaduto sui prati, avviene al parco stazione, avvenuto anche in piazza Walther. Il problema non sono i prati, è l’immigrazione e i modi con cui gestirla».

Per cui il questore Carluccio dice chiaro un paio di cose. La prima: serve la fase repressiva ma non basta. Serve invece intervenire infrastrutturalmente (potenziamento dell’illuminazione, punti di ristoro, più servizi) e culturalmente (eventi e ruolo del società).

Ma una cosa - ribadisce - non serve proprio: i recinti. Trasformare i prati del Talvera in un campo militare «blindato».

Perché no, signor questore?

Sono una delle cose più belle di Bolzano. E lo sono anche perché sono aperti . Il senso di libertà che comunicano è impagabile.

La gente chiede più controlli, più polizia...

Al tempo. Le gente è spesso più avanti dei soloni dell'intervento armato. Al primo posto della mia agenda c'è naturalmente il monitoraggio continuo delle pattuglie, e questo andrà rafforzato. Ma non basta. Leggete quello che scrivono i lettori rispondendo al sondaggio dell'"Alto Adige"...

Prego.

Chiedono sì, pattuglie di vigili ma poi tante altre cose. Dagli eventi allo sport, agli spettacoli. Insomma cose di molto buon senso. La gente sente il Talvera come il parco della città. E ragione in termini seri su come recuperarlo.

Qual è la strada?

Non quella dei recinti. Bolzano deve rioccupare, meglio: riappropriarsi dei suoi prati. E lo deve fare con le sue forze e la sua creatività. Dove c'è la gente per bene c'è la libertà e c'è la vit . E i luoghi riacquistano il loro ruolo sociale.

Da dove partiamo?

Dalla cultura. Ma non sono il primo a dirlo. Non eventi grandi. Come ha osservato il direttore dello Stabile se fai un concerto dei Rolling Stones crei altri problemi di ordine pubblico..., No, eventi strutturati. Bisogna sapere che i prati sono il luogo in cui tante cose avvengono. Ma non basta ancora...

Vale a dire?

Occorre anche l'intervento infrastrutturale. È quello può farlo l'amministrazione. Penso ad un piano per dotare di illuminazione tanti tratti dei prati o delle passeggiate. Dove c'è luce la gente si sente sicura e ci va anche di sera , si tratta di un potente deterrente naturale.

E poi?

Luoghi di ritrovo, bar aperti anche dopo il tramonto, locali in cui si fa musica, ristoranti all'aperto. I prati sono un patrimonio urbano e paesaggistico straordinario. Qualunque investitore, se stimolato, ne vedrebbe le potenzialità economiche dentro una cornice strutturata.

Interventi su vari piani, dunque...

Su molti. Come quando si ha a che fare con un patrimonio prezioso. C'è la fase repressiva, e quello è inevitabile. Si tratta del mio mestiere. E le assicuro che tutti gli sforzi sono stati fatti e altri se ne faranno. Ma i prati sono vasti . Una dimensione che li rende strutturalmente complessi rispetto ad una visione solo militare. Ma c'è poi la fase che definirei sociale. Ed è quella che guarda avanti.

Ma anche la più complessa ...

E come no? So che è più semplice gridare al lupo e usare i manganelli. Ma i lupi scendono meno dei paesi illuminati e pieni di gente.

E allora niente recinti, anche coi lupi ...

Quelli li scavalcano i recinti. No, assolutamente. Bolzano non può cedere, arrendersi così, al primo assalto. Deve fare di tutto per mantenere i prati così come sono, per proteggerli nella loro particolarità: essere un luogo libero. È la libertà che li rende così unici, assieme alla vastità del loro verde. Devono diventare una scommessa per il futuro e la città deve impegnarsi a vincerla tutta insieme. Noi, le altre forze dell'ordine ma con i cittadini, le amministrazioni, i teatri, le scuole, i giovani. E senza più credere alle ricette che promettono scorciatoie...

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