«Il resto del centro rischia di morire»

BOLZANO. "Sento dire in giro che ci chiamano i talebani antimegastore.... in realtà la nostra e in particolare la mia battaglia non è ideologica". E invece, architetto? "A me piace parlare di numeri,...



BOLZANO. "Sento dire in giro che ci chiamano i talebani antimegastore.... in realtà la nostra e in particolare la mia battaglia non è ideologica". E invece, architetto? "A me piace parlare di numeri, di studi e di urbanistica. Ed è lì che sul progetto non viene raccontato tutto quello che servirebbe". Christoph Mayr Fingerle, architetto, è in prima linea. Ha detto no da subito. E lui è anche il progettista del Polo bibliotecario. Quello che nascerà sopra le ex Pascoli-Longon.

Perché le Pascoli si possono abbattere e invece la stazione autocorriere no?

"Sulle Pascoli ha deciso la politica. Si è preso spunto dal testo di Oswald Zoeggeler che le giudicava non decisive, nel loro essere testimoni di un epoca. Molto più significativo, ad esempio, il Lido".

Ma comunque interessanti, no?

E infatti noi avevamo proposto di fare il Polo a Parco Petrarca. Ma si sarebbero dovuti abbattere troppi alberi".

E la stazione autocorriere?

"É comunque interessante. Costruita da Basile alla metà degli anni Sessanta. Ma il confronto non va fatto solo sugli edifici da abbattere".

E dove invece?

"Sulla compatibilità economica, l'impatto ambientale ed urbanistico. Insomma fare lì, in centro, un grande edificio commerciale non crea solo problemi di cubatura in se ma soprattutto rispetto alla realtà in cui pioverebbe".

Ma ci sono studi che tranquillizzano in proposito, e studi pubblici...

"Ma non indipendenti, secondo noi. Quelli indipendenti ci dicono invece che la cubatura commerciale di un megastore non deve superare, per non avere conseguenze negative sull'esistente, il 15% della superficie di vendita del centro storico. In sostanza: essere inferiore ai 10mila metri quadri. Benko è il doppio".

Ma a Innsbruck le cose non sono andate malissimo, no?

"Quello è un'altra cosa. Gli esperti distinguono tra centri commerciali integrati, cioè posti sulle vie dello shopping, e non integrati, cioè lontani. Il progetto di Benko sarebbe a 800 metri. Troppo distante. Col rischio che diventi autonomo. Se uno trova tutto non è più indotto ad uscire per andare in altri negozi e completare il suo tour. Diventerebbe una città nella città".

Per cos’altro è contrario?

"Lo sono perchè occorre farsi anche altre domande. Del tipo: di chi è la città? Io risponderei: dei cittadini. Che in questo caso votano senza essersi troppo informati. Ma non per colpa loro, perchè non c'è stato tempo".

Due anni sono pochi?

Non sono bastati a mettere sul terreno tutte le posizioni critiche. E poi mi chiedo ancora, più in generale: come vogliamo vivere tra dieci anni? Soltanto di commercio? Con tanti grandi centri oppure privilegiando altre cose. La città è come un corpo vivente: gli serve equilibrio, non di cibarsi sempre degli stessi alimenti."(p.c.)













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