Il Tar si difende: non fermiamo i cantieri

La presidente Falk Ebner: «Indebite le critiche per l’ampliamento della Bonvicini e per il collegamento Sesto-Croda Rossa»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. Nonostante i carabinieri in alta uniforme ha detto quello che pensava, la presidente: «Il Tar non vuole essere il capro espiatorio». Poi ha fatto nomi e cognomi Margit Falk Ebner: «Abbiamo subito critiche indebite. E mi riferisco al collegamento Sesto-Croda Rossa e all’ampliamento della clinica Bonvicini». Insomma, a chi accusa il tribunale amministrativo di far ripercuotere «negativamente la sua attività sullo sviluppo economico», frenandolo «addirittura», il Tar risponde che non fa altro che garantire i diritti di tutti. E anche le misure cautelari, quelle viste come un incubo dalle amministrazioni, quelle che bloccano e sigillano i cantieri, sono riconosciuta «espressione dei diritti fondamentali del Codice». Insomma, Margit Ebner non le ha mandate a dire. In sostanza: se le grandi opere rallentano, quelle medie vengono spesso fermate e le piccole agonizzano tra le alterne fortune dei contendenti, i colpevoli non stanno in tribunale. Ma, magari, in chi non chiarisce le leggi che promulga, negli organici quasi mai coperti dei giudici amministrativi e, soprattutto, nella necessità di garantire pari diritti a tutti, semplici cittadini o amministrazioni pubbliche che siano. In particolare quando si trovano gli uni contro l'altra. Bene così? Non proprio. Perchè, ad esempio, il sindaco, uno di quei soggetti che le "misure cautelari" se le vede spesso piovere addosso al primo accenno di via libera di una qualsiasi delibera (soprattutto urbanistica) la pensa in modo più articolato: «Non è l'attività in sé dei tribunali che frena le attività economiche - dice Spagnolli- ma i tempi. Sono tempi biblici. Sono tempi con nessuna certezza. Per noi e anche per chi ricorre. E l'incertezza crea scontento». E la colpa? «Non solo del Tar naturalmente. Ma non si può tirar fuori facendosi scudo delle leggi e le difese di categoria. E lo dico rivolto a tutto il sistema. Se qualcosa non va mettiamoci tutti davanti a un tavolo e cerchiamo di risolverlo». Poco prima aveva parlato la rappresentante dell'associazione magistrati, durissima con la legge sulla responsabilità dei giudici. Kompatscher, dopo aver ammesso che, pur nelle difficoltà e in tempi spesso non controllabili, il Tar garantisce a tutti la certezza del diritto, è giunto in soccorso. Su due fronti. Per prima cosa garantendo la possibilità di smaltire gli arretrati con la veloce nomina del consigliere (italiano) di competenza del consiglio provinciale e sollecitando lo Stato a fare altrettanto col giudice (tedesco) che spetta a lui. E poi i finanziamenti. «Vi posso comunicare - ha detto il governatore altoatesino - che la commissione dei Sei ha definito un passaggio importante dell'accordo di Milano. E cioè che la Provincia si accolla da ora le spese per il personale amministrativo del tribunale». Con circa un milione e mezzo di euro Bolzano, in sostanza, definisce una parte del suo contributo programmato per il risanamento dei conti pubblici statali. Un passaggio che sancisce ancor più l'autonomia del Tar bolzanino. Parole attese da Margit Ebner che aveva appena chiarito che non è coperto il 20% dei posti in organico e che tutti i tribunali amministrativi hanno dovuto «fare i conti con una improvvisa e incolmabile carenza di personale soprattutto nei posti apicali». A tutto questo si aggiungerebbe, secondo la rappresentante dell'associazione magistrati, Silvana Bini questo continuo richiamo al "celerismo", come l'ha definito. La voglia diffusa di far tutto e in fretta. Ma, ha chiarito la presidente Ebner, il «prezzo per garantire una tutela giurisdizionale completa ed efficace consiste, inevitabilmente, nell'allungamento dei tempi di realizzazione dei progetti, dovuto al fermo lavori imposto dalla misura cautelare».

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